Attualità

Un prete si confessa

Don Baget Bozzo

Testo di Jenny Vestri Boncori

Foto di Sergio Pessot

parte seconda

Ma anche lei si occupa di politica aderendo a Forza Italia.
"Sì, proprio perché ci sono troppi preti comunisti e ho dovuto controbilanciare".

Craxi è morto da pochi mesi, ma era già escluso dalla politica da tempo. Lei, che gli era vicino, come vede il futuro dei socialisti impegnati nelle due diverse coalizioni?
"Craxi è stato un grande uomo politico, che riuscì a impedire a lungo il connubio democristiano-comunista cui siamo giunti.
E questo rende chiaro anche il perché sia stato l’unico a pagare per Tangentopoli. Oggi molti socialisti hanno aderito a Forza Italia e di questo sono contento. Non credo che i socialisti in casa comunista abbiano un futuro.
C’è una tale incompatibilità ideologica da rendere impossibile una lunga convivenza tra le due forze, soprattutto sul concetto di libertà che è un concetto spirituale. Credo che l’elettivo di Boselli sia destinato a fallire".

Continua a chiamarli comunisti. Non crede che, almeno i diessini, debbano essere definiti “ex”?
"Craxi fece il grande errore di pensare che i comunisti potessero cambiare. Il comunismo è pericoloso perché è una forza spirituale capace di motivare uomini.
È una grande forza di pensiero più che politica. Altro che morte delle ideologie! Se i cattolici avessero avuto la stessa forza di fede dei comunisti oggi staremmo tutti meglio.
Del comunismo in Italia sono rimasti molti residui, molti più che nei Paesi dell’Est perché lì i comunisti hanno dovuto fare una radicale autocritica".

Ha parlato di aborto. Da un’inchiesta sembra che il 38 per cento dei cattolici osservanti affermi che il divieto della Chiesa “sempre e in ogni circostanza” sia superato, soprattutto in caso di violenza carnale, malformazioni del nascituro e pericolo di vita per la madre.
Sappiano anche che molti preti rimangono vicino alle donne che abortiscono, sostenendo che occorre più misericordia soprattutto in questi tre casi. Cosa ne pensa del concetto di misericordia nell’ambito dell’aborto?

"Dobbiamo distinguere: una cosa e la sfera dello Stato, altra è quella della Chiesa. Oggi nessuno Stato può applicare il divieto radicale dell’aborto anche perché, su questo punto, non c’è consenso.
La crisi del cristianesimo è evidente: viviamo in una società che è storicamente cristiana ma non lo è più nella cultura, quindi lo Stato non può applicare principi cristiani ed è normale che verso l’aborto abbia un altro atteggiamento, soprattutto nei casi che lei ha elencato.
Ma la Chiesa ha diritto a mantenere un principio.
Se la Chiesa non fosse ferma sul divieto di abortire, diverrebbe vero il diritto di uccidere. Il problema delicato è questo: o salvare un principio o lasciarlo cadere.
Non deve però preoccuparsi di ciò che fa lo Stato ma di ciò che fa lei. Questo è dimostrato dal fatto che dopo la legge che regola l'aborto, la Chiesa ha chiesto l’osservanza ai fedeli del principio, ma non ha mai chiesto allo Stato una revisione legislativa.
La vita umana è sacra, anche se in realtà è dissacrata ogni momento: basta guardare le prostitute per strada".


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