Attualità

Un prete si confessa

Don Baget Bozzo

Testo di Jenny Vestri Boncori

Foto di Sergio Pessot


La pace, l’aborto, il ruolo dei cattolici nella politica: a pochi mesi dalla morte di Craxi, uno dei suoi più convinti sostenitori affronta i grandi temi dell’umanità e si apre con un filo di ottimismo sulle sorti del mondo.

Altro che città dal clima mite! Altro che “vado a svernare in Riviera”! Stamattina Genova è freddissima, un vento impietoso spira dal mare e abbraccia i corpi delle persone che camminano lungo Boccadasse.
Il cielo è terso ma non basta a dare sollievo: un tale gelo non ricordo di averlo mai patito neanche a Milano. Questa immagine di Genova è proprio fuori dal mio repertorio: non so per quale motivo ma qui, per me, deve esserci il sole. È quasi un obbligo.
Solo quando varco il portone dell’abitazione di don Gianni i muscoli si rilassano e il cervello mi restituisce i sensi: riesco a guardarmi intorno e in ascensore rivolgo persino la parola a Sergio, il fotografo, che già sta armamentando con il rullino e il flash. Quando poi, finalmente, entro in casa, il sollievo è totale e mi riconcilio con questa città che, dalla grande finestra della sala, regala una bellissima immagine del mare.
L’appartamento è grande, una “casa-ufficio” piena di libri e giornali, con qualche oggetto messo a caso sui mobili, senza ordine. Un paio di giovani, suoi collaboratori, vanno e vengono; uno di loro ci prega di aspettare perché don Gianni sta finendo un articolo.
Nella stanza accanto lo sento infatti ticchettare sul computer, ticchettìo che va avanti ancora per qualche minuto. Poi i tasti si fermano e lui entra scusandosi per averci fatto attendere. Ha l’aria un po’ trasandata di chi non ha messo ancora il piede fuori casa: le pantofole, i capelli arruffati, un golf grigio dal quale si intravede appena il colletto bianco del prete.
Si siede vicino la grande finestra e dopo brevi convenevoli mi invita alla prima domanda.

Cominciamo con l’Italia.

Quale ruolo dovrebbero avere i cattolici nella politica?

"Non averne alcuno. Dopo il fallimento morale della DC, sul suo finire non nel suo sorgere, meno si occupano di politica meglio è. Hanno fatto un vero disastro: hanno distrutto la loro cultura, non l’hanno coltivata, non hanno alcun pensiero.
I preti cristiani non esistono più: oggi c’è una maggioranza di preti comunisti ed è un grande paradosso perché con il comunismo la Chiesa non ha alcuna posizione in comune. I cattolici devono fare i cittadini e seguire la legge naturale della società civile.
Papa Wojtyla ha salvato in parte la Chiesa italiana dalla situazione in cui l’aveva lasciata Paolo VI ed è bene che vescovi e preti affrontino, secondo la tradizione, i grandi temi della pace, la bioetica, l’aborto, mettendosi al di là della politica di parte. Bisogna riconoscere la laicità della politica e affrontare i problemi di portata straordinaria come quello della libertà, che è un valore fondamentale cristiano.
Che si segua la politica del papa che va così bene e non quella di Martinazzoli, del Ppi o, peggio ancora, dei comunisti con cui la Chiesa è impasticciata!
Ma temo che questo oggi sia impossibile perché c’è una deviazione dei preti che non si interessano più a Dio ma alla funzione pratica e sociale. Questa è decadenza spirituale da cui nascono le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti".


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