Vangeli di un prete di campagna
Una riflessione sui vangeli delle Messe del prossimo mese fatta da un prete che conosce bene i vizi e le virtù della sua gente.
SECONDA DOMENICA
DI AVVENTO

(rito ambrosiano)
26 Novembre
Prima parte del Vangelo di domenica 26 Novembre
Se il presidente della Fiat dovesse rivolgere questa richiesta: «Mi puoi imprestare la tua cinquecento? Ne ho bisogno perché devo recarmi al Quirinale per essere ricevuto dal Capo dello Stato», proveremmo senz’altro meraviglia. Come?
Può disporre di qualsiasi tipo di auto, potrebbe esigerne una strettamente personale, ci sono senz’altro un elicottero e uno jet sempre pronti a sua disposizione, e si rivolge a me come se fosse il vicino di casa che al mattino ha perso il treno per recarsi al lavoro?
Una meraviglia simile potrebbe scaturire dalle parole di Gesù che abbiamo ascoltato: «Slegate l’asinello e portatelo qui e dite: Il Signore ne ha bisogno!»
Se Gesù è il Signore significa che tutto appartiene a lui e potrebbe disporre di ogni cosa con pieno diritto, molto più che non il presidente della Fiat o qualsiasi Capo di Stato.
Se Gesù è il Signore significa che ogni persona deve confrontarsi con la sua parola; un sì o un no detti a Lui ci segnano per sempre. Prova a dire una parolaccia al direttore della banca alla quale hai chiesto un mutuo che ti è particolarmente necessario e poi vedi che cosa succede!
Se Gesù è il Signore, e non uno dei tanti signori più o meno potenti di questo mondo, significa che tutti, anche quelli che si credono e si comportano come padroni, devono rendere conto a Lui di quello che fanno, dicono e pensano.
Ed è proprio così. Nella professione di fede, il Credo, esprimeremo così questa nostra certezza: “Di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti”; “i vivi e i morti” significa tutti gli uomini, qualunque sia la loro condizione al momento del ritorno di Gesù alla fine della storia.
San Paolo lo ricordava ai cristiani della città di Corinto: «Desideriamo fare quello che piace al Signore perché tutti noi dovremo comparire davanti al tribunale di Cristo per essere giudicati da lui.
Allora ciascuno riceverà quello che gli è dovuto, secondo il bene o il male che avrà fatto nella sua vita» (2 Corinti 5,10).
Davanti al tribunale di Gesù, il Signore, troveranno risposta anche tutti quei processi che su questa terra vengono insabbiati o arrivano a conclusioni strane e spesso ingiuste; sarà Lui a pronunciare la parola definitiva senza il pericolo di inquinamento delle prove, di imbrogli, di calunnie, di compromessi, di tangenti.
Verrà nella gloria. Sant’Agostino osserva: «Lo vedranno anche coloro che oggi lo rifiutano; lo incontreranno anche coloro che oggi lo disprezzano. Oggi quando si propongono i comandamenti del Signore a qualcuno viene da ridere, ma in quel giorno questo Signore se lo troveranno come loro giudice» (Cfr. Martedì 1a avvento).
Verrà nella gloria, non più cavalcando un asinello, circondato da un gruppetto di persone entusiaste. Questa certezza è stupenda, ma anche seria.

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