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Lultimo sguardo al calendario. È il 20 maggio, festa di san Bernardino da Siena, che papa Giovanni invoca come diletto fra i suoi santi. La sua devozione ai santi, invocati soprattutto durante la malattia perché alleviassero in misura sopportabile i lancinanti dolori al petto, si concentrava in particolare su una dozzina, quelli, cioè, legati ai luoghi della sua missione episcopale.
Allelenco aveva infatti aggiunto i santi Marco, Lorenzo Giustiniani e Girolamo Emiliani, venerati a Venezia. Sappiamo dunque che fra i prediletti ci fu il francescano Bernardino, al quale rivolge le ultime parole del suo diario: «Con la dolcezza del tuo ricordo mi hai recato parecchi segni della continuazione di un grande dolore fisico che non mi lascia, e mi fa grandemente pensare e soffrire. Stamane per la terza volta mi accontentai della comunione ricevuta in letto, invece che godermi la celebrazione della Santa Messa. Pazienza, pazienza...».
Mentre sono rari gli accenni nel suo diario alle fatiche del ministero e al dolore provocato dalla terribile malattia, sono innumerevoli da Venezia in poi, le allusioni alla morte vicina, in cui si avverte quel liberatorio senso del cupio dissolvi di san Paolo che né la tristezza né tantomeno langoscia dellultimo traguardo offuscano.
Anche i momenti estremi nella vita di papa Giovanni furono una lezione di fede e di speranza; fra i messaggi di partecipazione alla sua sofferenza, uno in particolare venne allora sottolineato: «Santo Padre, ci hai insegnato a vivere, adesso ci insegni come muore il credente, il giusto».
Mentre si spegnevano le ultime luci nei due giorni dagonia, in un momento di lucidità, ebbe la forza di offrire alla cristianità la sua ultima testimonianza di fede: «Al di là di questa stanza vedo già schierati ad accogliermi i miei congiunti, le persone che mi furono familiari nel corso della vita. Per peccatore che io sia stato sono certo che il mio Signore non mi respingerà».
A mons. Loris Capovilla era toccato il compito di avvertire il papa della fine imminente.
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