Servizio Speciale
Così muoiono i santi
Parte seconda
Un balzo a fine aprile e il quadro muta tonalità.
Gli restano pochi giorni di vita, trascorre la notte a vegliare, a far progetti. Il primo maggio nella grande udienza in S. Pietro gli offre l’opportunità di sciogliere il suo ultimo canto di lode a Maria, alla cui devozione è ispirata tutta la sua vita sacerdotale. «Dite pure che il papa recita il Rosario intero, cioè tre corone ogni giorno ».
Spigolando fra i suoi scritti si può mettere insieme un gran bel mazzo di fiori, di affettuosi pensieri rivolti alla madre di Gesù.
«L’Assunta mi riconduce con tenerezza a Sotto il Monte, dove tanto mi piacque venerarla...».
Sulla recita del Rosario, consuetudine appresa fin dall’infanzia attorno alla grande tavola della cucina, con fratelli, genitori e zio Zaverio capofila, papa Giovanni ha scritto stupende parole nella lettera apostolica Il religioso convegno (29 settembre 1961) seguita da Elevazioni sui quindici misteri dell’aurea corona. Un condensato di struggente amore alla Vergine Maria e di sapienti riflessioni sulla vita del Redentore e della Corredentrice.
Un papa pallido e sofferente partecipa, nell’ultimo mese della propria vita, a molti incontri, ai quali non si sottrae.
Quel mattino riceve nella Sala Regia, in Vaticano, il premio per la pace della fondazione di Stefano Balzan. Il giorno dopo papa Giovanni restituisce la visita al Presidente della Repubblica italiana Antonio Segni «con relativi convenevoli discorsi». «A pensarci su anch’io», annota sulle ultime pagine del diario, «pur sempre un po’ freddo in queste cose, non so trattenere la mia commozione e la mia riconoscenza al Signore qui respexit humilitatem servi sui et fecit mihi magna qui potens est. Chi avrebbe mai potuto pensare all’applicarsi, proprio alla mia debolezza, di queste misteriose parole soffuse di tanta grazia?».
Nel 1923 aveva avuto inizio a Roma la sua attività a servizio delle missioni, come presidente del Consiglio generale delle Pontificie Opere Missionarie. Era scritto lassù che la sua laboriosa giornata, nelle vesti di successore del principe degli Apostoli, si chiudesse con l’udienza ai direttori nazionali delle Opere missionarie. «L’ampio orizzonte delle attività missionarie », disse durante l’udienza del 16 maggio, «che si dischiude allo sguardo presago di nuove dilatazioni, esalta e commuove i nostri cuori...».

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