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A ventanni come a ottantanni Roncalli mantenne un ritmo di vita che avrebbe fiaccato la resistenza di chiunque: si coricava sempre dopo mezzanotte e alle quattro del mattino era di nuovo in piedi... o meglio in ginocchio a pregare, quindi al tavolo di lavoro. Buona salute e abitudine al duro lavoro gli permisero di sostenere fatiche non lievi, viaggi massacranti anche a piedi.
Si mostrava riconoscente di ogni pur minimo servizio dei suoi due camerieri, Guido e Paolo, che si alternavano di notte, nella camera attigua a quella del papa, per assisterlo per ogni evenienza. Durante la malattia avrebbe potuto premere il campanello posto sul comodino. Lo fece una sola volta, ma si vide in un attimo accorrere attorno al proprio letto medico, suore e aiutanti di camera. Confuso per aver incomodato di notte tante persone, preferì bussare alla porta del cameriere. Una notte Paolo Gusso sentì bussare alla sua porta, e nel dormiveglia non pensò che fosse il papa.
Disse semplicemente: «Avanti», e un istante dopo si vide comparire in camera il papa; Paolo balzò dal letto scusandosi di essere stato sorpreso in pigiama. «E come dovevi essere?», disse il papa.
Poi gli chiese se poteva sedersi accanto al suo letto a chiacchierare un po finché non gli fosse passato quel dolore che non lo faceva dormire.
Il progredire del male gli provocava indicibili sofferenze, che sopportava senza un lamento, scusandosi però di dover richiedere qualche servizio ai suoi assistenti.
Una notte che il dolore non gli dava tregua, chiamò Paolo e lo pregò di stargli accanto. «Stenditi là, su quella poltrona», gli disse, «starai comodo». Gli parlò come al solito degli anni trascorsi a Sotto il Monte, si informò poi delle famiglie dei suoi parenti finché Paolo, vinto dal sonno si addormentò.
La notte tra il 30 e il 31 maggio verso le undici Guido Gusso udì provenire dal bagno del papa un forte gemito. Lemorragia interna, che gli aveva provocato tanto dolore da non poter trattenere quellinsolito lamento, era il preavviso dellimminente fine dei suoi giorni. Si legge sul Giornale dellanima: «Devo tenermi pronto allultimo atto della mia vita, dove mi attendono limitazioni e sacrifici, fino al sacrificio della vita corporale e allaprirsi della vita eterna. O Gesù, eccomi pronto a stendere le mie mani, ormai tremanti e deboli, a lasciare che altri mi aiutino a vestirmi e mi sorreggano per la via».
Lultimo anno di vita di papa Roncalli era iniziato sotto i migliori auspici. Il 10 gennaio si legge sul suo diario: «Sit nomen Domini benedictum. Mia levata come di consueto alle 4. Mattinata tranquilla in preghiera e in buon lavoro. Preparazione della lettera ai vescovi del concilio». Il pomeriggio è occupato con vari incontri e dopo averli elencati, conclude: «Avverto con letizia riconoscente al Signore che questo primo giorno del 1963, anche dal punto di vista fisico, è cominciato benissimo».
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