Servizio Speciale
Parigi mon amour
Parte seconda ed ultima
Ospiti del neocardinale, destinato al patriarcato di Venezia, per un pranzo d’addio, c’erano i più bei nomi dell’Assemblea Nazionale francese con tutti gli ex presidenti del Consiglio. Era il periodo in cui un governo non rimaneva in carica più di tre o quattro mesi, allungando così l’elenco dei primi ministri. Ebbene, alla mensa del nunzio c’erano proprio tutti.
Al momento del brindisi il vecchio Herriot, a nome di tutti, pronunciò parole non abituali in circostanze del genere: « Il popolo francese non dimenticherà la bontà, la delicatezza del tratto, le prove di amicizia ricevute, aven-
dovi conosciuto non soltanto nella veste di diplomatico, ma di amico. Il popolo francese, non privo di difetti, si lascia sedurre dalla bontà del cuore...».
Il15 gennaio 1953 Pio XII, annunciando in Concistoro la nomina a cardinale di Angelo Roncalli, lo nominava patriarca di Venezia. Porpora cardinalizia e patriarcato di Ve-
nezia tutto in un sol giorno.
C’era da rimanere storditi da così alti onori. Ma Roncalli era immune dal virus della vanagloria. Scrisse in quei giorni:«Il pensiero di ciò che mi può avvenire, onori, umiliazioni, contestazioni o altro, nulla di ciò mi disturbano nè mi preoccupa».
In fatto di amabilità con tutti, di indulgenza, di garbo e pazienza aveva appreso la lezione di san Francesco di Sales, al quale cercava di rassomigliare: «Io lascio a tutti la sovrabbondanza della furberia e della cosiddetta destrezza diplomatica e continuo ad accontentarmi della mia bonomia e semplicità di sentimento, di parola, di tratto».
Che non si trattasse però dell’accomodante «vivere e lasciar vivere» lo dice egli stesso a chiare lettere. Ha per la Francia ammirazione e sincera affezione, ma non al punto da far velo sui difetti della primogenita della Chiesa, e li elenca tutti: scarsa pratica religiosa, questione scolastica irrisolta, insufficienza del clero, diffusione del laicismo e del comunismo.
Non deve tacere per non urtare suscettibilità, «diversamente il nunzio non è più degno di essere ritenuto l’orecchio e l’occhio della Santa Sede, se non fa che elogiare e magnificare anche ciò che vi è pure di doloroso e di grave».
Roncalli interpretava il suo ruolo diplomatico in chiave pastorale. Manterrà fino al termine della vita questa visione positiva della missione della Chiesa a tutti i livelli.
Il papa del Concilio avverte che non lancerà anatemi contro gli errori attuali, comunque individuati, perché «la Chiesa preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. Essa ritiene di dover venire incontro ai bisogni di oggi mostrando la validità della propria dottrina piuttosto che rinnovando condanne».

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