Servizio Speciale
Angelino un pò mariuolo
Parte terza
Ma in questo loro zelo avevano un nemico, il padre di Angelino, Giovanni Battista Roncalli. Uomo un po’ rude, preoccupato per l’avvenire della numerosa famiglia, sopportava a malincuore che Angelino fosse trattato con un certo riguardo e che gli si permettesse di restare lunghe ore a leggere, mentre gli altri figli dovevano andare nei campi.
Chiudeva un occhio soltanto perché il ragazzo era bravissimo a scuola. Al termine delle tre classi elementari, si imponeva una scelta decisiva: o fargli continuare gli studi o mandarlo a lavorare nei campi come gli altri fratelli. Giovanni Battista chiarì subito che nelle condizioni in cui si trovava la famiglia mai avrebbe potuto mantenere un figlio agli studi.
Ma il parroco aveva già preparato un programma che non sarebbe costato una lira, almeno per il momento. Il ragazzo, per un anno sarebbe andato a scuola da un prete del paese vicino, senza dover pagare. Poi, secondo i risultati, sarebbero state prese delle decisioni.
E Giovanni Battista disse di sì. Angelino cominciò così a studiare con don Pietro Bolis, parroco di Carvico, un paesino a due chilometri da Sotto il Monte. Don Pietro insegnava il latino alla maniera antica: un ceffone per ogni errore. Roncalli non dimenticò mai quelle sberle.
Nella foto: la casa natale a Sotto il Monte (Bg).
Un giorno, tornato a Sotto il Monte da vescovo, andò in visita alla parrocchia di Carvico. Soffermandosi nella stanza dove don Bolis gli aveva insegnato il latino, disse: «A questo tavolo ho cominciato a declinare rosa - rosae. L’insegnate, don Bolis, dopo poche lezioni, mi invitò a tradurre il De bello gallico: io dovevo tradurre e trovare il soggetto di ogni verbo, e se commettevo un errore, giù uno scapaccione sulle orecchie. Un giorno mi fece perfino inginocchiare fuori di casa, all’ingresso di questa porticina».
L’anno di prova con don Bolis passò veloce. Al termine, il giudizio del parroco di Carvico fu così positivo che Barba Zaverio e don Francesco cantarono vittoria e riuscirono ad ottenere da Battista il permesso che Angiolino potesse accedere al collegio di Celana: un collegio vescovile fondato da san Carlo Borromeo. Originariamente era un seminario vero e proprio, poi era stato trasformato in un collegio per la formazione culturale e spirituale dei figli della borghesia; un collegio prestigioso.
Entrare al “Celana” era difficile, soltanto i ragazzi più dotati appartenenti alla borghesia, ottenevano l’iscrizione. Angelino Roncalli deve aver avuto una presentazione eccezionale. Don Bolis, dopo un anno di duro insegnamento, si era entusiasmato di quel ragazzino.

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