Servizio Speciale
Angelino un pò mariuolo
Parte seconda
Tristissima fu invece la fame di qualche tempo dopo.
Non aveva ancora compiuto dieci anni quando fu iscritto come esterno alla terza ginnasiale nel collegio di Celana. Esterno per risparmiare sulla retta. Così mentre gli interni mangiavano in refettorio, lui doveva consumare il pasto freddo all’aperto, in cortile, piovesse, tirasse vento o nevicasse, o picchiasse il solleone. Ma che dico pasto?
Poche sbocconcellate ad una fetta di polenta fredda con un po’ di stracchino o di salame, una pagnottella, una manciata di castagne lesse e un grappolo d’uva passa…
Passano gli anni, tanti, il futuro papa è in Bulgaria, si avvicina il Natale, e forse il ricordo dell’infanzia, della povertà e della fame si fa acuto. Scrive ai genitori: «Vi mando l’ultimo biglietto da 100 lire che tengo in tasca. Ma niente paura.
Sono figlio della Provvidenza e la Provvidenza non lascerà mancare né a me né a voi il necessario e ci sarà a suo tempo anche il conveniente. Questo poco denaro che vi mando serve per il pranzo di Natale, non per altro». Dov’è finito l’Angelino un po’ mariuolo?
Alla sua mamma vengono i lacrimoni grossi, come spesso accade quando riceve posta da “quel suo bambino”. Una lettera la tiene addirittura nel libro di preghiere. Dice così: «Dopo Dio, dopo le cose del Cielo, qual è la persona più cara che io abbia sulla terra se non voi?
Se io fossi anche papa (Angelo Roncalli era allora prete giovanissimo N.d.R.) voi rimarreste sempre per me la più gran donna di questo mondo, l’oggetto più caro al mio cuore di figliolo affettuoso.
La lontananza, credetemelo, non indebolisce, ma rende più viva, gentile e delicata la tenerezza filiale».
Nella foto: il fratello Zaverio nella vigna.
ANGELINO CACCIATO DAL COLLEGIO

Non si conosce il luogo esatto dove si svolgevano le lezioni scolastiche a Sotto il Monte quando Giovanni XXIII era bambino. Sembra che il primo anno di corso elementare lo abbia seguito in uno stabile della contrada Ca’ Maitino e i due successivi in un edificio che poi sarebbe diventato il Municipio. Non si conosce neppure il nome del suo primo insegnante.
Si dice che fosse un tale che veniva da Pavia. Un personaggio strano, cieco da un occhio, che in paese chiamavano l’Orbì. Sembra che non fosse molto amato dalla gente. Aveva una relazione con la proprietaria della pensione dove alloggiava, e non era di principi cattolici.
Per questo aveva poca simpatia per Angiolino Roncalli che tutte le mattine, prima di andare a scuola, si recava in chiesa a servire la messa. Un allievo modello, Angelino seguiva le lezioni con grande attenzione e apprendeva con facilità. Era il migliore. I compagni lo odiavano. Lo provocavano per picchiarlo, ma egli non raccoglieva le loro sfide e scappava a casa.
Nella peggiore delle ipotesi preferiva prenderle in silenzio. Angelo Roncalli aveva un’intelligenza vivace ma anche una bontà straordinaria. Erano in molti, fra gli “attenti ai segni del destino”, ad aver “intuito”che su quel bambino c’erano grandi disegni della Provvidenza.
Era facile trovarlo, in qualunque momento della giornata, intento a pregare. Le persone che gli erano vicine erano tutte convinte che quel bambino, da grande sarebbe diventato sacerdote. E volevano aiutarlo. Gli passavano libri da leggere in modo che aumentasse la propria cultura. Facevano in modo che non perdesse tempo a lavorare nei campi.
Ma in questo loro zelo avevano un nemico, il padre di Angelino, Giovanni Battista Roncalli. Uomo un po’ rude, preoccupato per l’avvenire della numerosa famiglia, sopportava a malincuore che Angelino fosse trattato con un certo riguardo e che gli si permettesse di restare lunghe ore a leggere, mentre gli altri figli dovevano andare nei campi.

Nella foto Calloni: la stanza dove nacque Angelo Roncalli. Un vaso di fiori sul pavimento e il quadro della Vergine sulla parete indicano il luogo del letto dei genitori.

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