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Angelino un pò mariuolo
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Era amico del rettore del Celana, monsignor Francesco Benedetti, e gli inviò una relazione straordinaria, presentando Angelino come un autentico genio, proponendolo per liscrizione alla terza classe ginnasiale. Angelino non aveva ancora dieci anni.
A quelletà, in genere, i ragazzi iniziano la quinta elementare. Don Bolis godeva di grande stima e la sua proposta, benché fuori da tutti gli schemi, venne accettata. Ma la famiglia Roncalli era povera e non poteva permettersi di mantenere un figlio in quel collegio per ricchi.
Allora Angelino, come abbiamo già detto, venne iscritto come esterno in modo da pagare la retta più bassa. Entrava al mattino e la sera avrebbe dovuto tornare a casa. Ma casa sua era lontana, al tempo non vi erano strade dirette, bisognava attraversare il Monte Canto, alto 700 metri, un percorso fra andata e ritorno di almeno sei ore. Impensabile.
La mamma di Angelino si ricordò di avere una lontana parente a Ca de Rizzi, a quattro chilometri dal collegio, e ottenne che il figlio potesse fermarsi lì a dormire durante i giorni di scuola.
Entrando in quel collegio Angelino credette di aver superato ogni ostacolo: ora poteva finalmente dimostrare quanto valeva. Invece, quellanno fu un disastro. Intanto risultò subito che era stato un grave errore averlo iscritto alla terza ginnasio; i suoi compagni erano più vecchi di almeno tre anni.
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Nella foto Calloni: la stanza dove nacque Angelo Roncalli.
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Tra loro, Angelino si sentiva smarrito, confuso. Non riusciva a trovare la concentrazione necessaria per lo studio e il primo bimestre fu un fiasco. Portò a casa una pagella costellata di insufficienze: 5 in italiano scritto ed orale; 4 in geografia e storia; 3 in aritmetica; 7 in religione. Il secondo ed il terzo bimestre furono, pressappoco, la stessa cosa.
Poi accadde un fatto increscioso che gli rovinò definitivamente la permanenza al Celana. Era severamente proibito agli alunni interni farsi portare roba da fuori, ma essi spesso ricorrevano a sotterfugi.
Un tale chiese ad Angelino di comprargli delle mele, e lui, ignaro di quella regola disciplinare, comperò le mele convinto di compiere una gentilezza. Le mele vennero scoperte e Angelino finì davanti alla commissione disciplinare.
Egli confessò apertamente di averle comprate, ma non volle rivelare il nome del compagno che lo aveva incaricato della commissione. Fu minacciato, ma non tradì. Allora il rettore scrisse una lettera a don Carlo Marinelli, parente del piccolo Angelo, nella quale spiegava la grave infrazione commessa dal ragazzo e prospettava una punizione piuttosto grave.
Consegnò la lettera allo stesso Angelino perché la portasse al parente. Ma il ragazzo, che non si riteneva colpevole, la stracciò.
Questo fatto, messo accanto a quello delle mele e alle classificazioni più che negative riportate durante lanno decretò la definitiva espulsione di Angelo Roncalli dal collegio, prima ancora della fine dellanno scolastico.
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