Luce e colore per l'ammalato
Testo e foto di P. Francesco Calloni
Parte quarta
6) BEATI QUELLI CHE SOSTERRANNO IN PACE...
Dal perdono alla pace come conseguenza logica. Ma dall'odio deriva solo la guerra. La scena è drammatica ed espressa con modalità dure e spigolose.
Scene di guerra: apparecchi in picchiata, carriarmati che sparano, fungo atomico, descritte solo sommariamente, come fumetti o disegni di un bambino che sul quaderno traccia le immagini di un brutto sogno.
Al centro della scena, Francesco d'Assisi si allunga verso la colomba della pace in una tensione drammatica. È bordato da ampie lame rosse come il sangue che una guerra sparge in continuazione.
L'invocazione allo Spirito di Pace è tutta raggrumata nelle mani spalancate, nude, indifese. La colomba si dilata nello spazio ed occupa quasi tutto il cielo della guerra. L'alone dorato, attorno a lei, ripete il motivo luminoso presente anche negli altri due riquadri e costituisce l'elemento di unità.
Nel riquadro a destra si ritrova l'umanità riconciliata dalla croce che getta la sua benefica ombra sul saio di Francesco. La gente, attorno a lui, eleva implorante le mille mani che si perdono nell'alone dorato.
È il popolo di Dio in tensione orante che già preannuncia la "Gerusalemme celeste".
Nella foto: una vetrata di Sante Pizzol, raffigurante Il Cantico delle Creature.
Questa è descritta nell'ultimo riquadro (centrale). È il paradiso raffigurato con le immagini apocalittiche. L'immenso Pantocrator, come nei mosaici bizantini dilata le braccia e per un attimo possiamo gustare la visione degli eletti accolti nel suo "grembo".
Ogni lacrima è stata asciugata, ogni dolore ha trovato la sua risposta.
Non più i sinistri bagliori dell'odio, ma neppure la bellezza dei frutti della terra o delle acque del mare o del fuoco sguizzante.
Tutto è passato. Resta solo l'abbagliante luce di Dio e una soave musica di sottofondo simboleggiata nei quadratini attorno al Cristo, che ricordano le note della musica gregoriana e che si fondono nella luce dell'aureola celeste.
P. Masseo è inginocchiato nel banco, assorto nei pensieri più diversi che un cappellano di ospedale può permettersi di avere.
Il saio ha assunto i riflessi delle splendide vetrate e sembra impregnarsi delle molteplici sensazioni che il suo confratello P. Eutimio ha inciso nelle linoleografie e che Sante Pizzol ha realizzato con i liquidi colori delle vetrate.
Fra poco gli ammalati popoleranno la penombra colorata di questa cappella. Ognuno avrà il suo fardello di sofferenza e di dolore.
Con ognuno queste vetrate tenteranno di dialogare e di trasfondere il messaggio di serenità francescana.
Nella foto: una vetrata di Sante Pizzol, raffigurante Il Cantico delle Creature.

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