Giubileo e carcerati
Ammazza tu che ti sbudello anch'io!
di Spartaco Francesco Ciccotti
foto Alberto Marinetti
BRASILE 500 anni dalla scoperta Parte quarta
Lotteria della morte

Il numero dei detenuti e i loro frequenti censimenti sono fluttuanti, perché ogni giorno ne arrivano molti nelle carceri e ne escono altri, che riacquistano la libertà, oppure vengono smistati a differenti stabilimenti penali. Il censimento del 5 gennaio 2.000 della Segreteria dell’Amministrazione Penitenziaria indicava, nelle circa 60 prigioni sparse nello Stato di San Paolo, una popolazione carceraria di 83.622 detenuti, dei quali 1.249 donne, circa il 3% dei carcerati.
Oltre che nelle grandi carceri, i detenuti sono distribuiti, per lo meno per qualche tempo, nelle piccole carceri annesse alle stazioni della polizia. Queste, nella sola città di San Paolo, secondo l’informazione del Jornal da Tarde, 15.1.1998, erano 103 nel 1997.
Chi conosce le prigioni anche solo attraverso i films dei registi come Rondi, Loi e Gries, sa che in quasi tutte le parti esse sono disumane e degradanti. Due anni fa, la HRW ha denunciato il Brasile come uno dei nove Paesi che presentano le peggiori condizioni carcerarie. Qui, e non solo qui, le prigioni sono spesso un inferno, specialmente a causa della loro sovrappopolazione.
A volte celle per sei uomini ne ospitano 20 o 30. Essi perdono la ragione. Se non hanno altri mezzi per protestare sono capaci di organizzare i patti di morte.
Ogni giorno viene ucciso un compagno di pena, scelto o tratto a sorte, fino a quando la direzione del carcere e quella del governo si decidono a trasferire altrove una parte dei carcerati ed, eventualmente, a prendere in considerazione altre richieste.

Nella foto: i meninos de rua.
Così a Belo Horizonte ne hanno uccisi almeno due nel 1992 e 16 nel 1995. A Santo André ne hanno uccisi tre nel 1990 e hanno minacciato di ucciderne altri nel 1999. La lotteria macabra ha interessato la stampa internazionale, per esempio la rivista Time (9.4.1990), che ha pubblicato un articolo: Brazil. Overload. A prison “death lottery”.
Queste condizioni spiegano anche la ricaduta nel crimine dell’85% di coloro che escono dal carcere e la frequenza di ribellioni dei carcerati. Si calcolano fino a due ribellioni e tre fughe al giorno in tutto il Brasile.
Le ribellioni finiscono per lo più, in alcuni casi, con la morte di alcuni detenuti e, in alcuni casi, di agenti carcerari. Nel 1992 fazioni rivali di detenuti del maggior carcere di San Paolo, il Carandiru, si azzuffarono e incendiarono suppellettili. Gli agenti carcerari non riuscirono a dominare la situazione.
Chiamarono la Polizia Militare, che fece fuoco sui ribelli. 111 cadaveri sono rimasti a terra. Ultimamente anche nelle case di correzione si è verificata una frequenza di ribellioni, spesso terminata tragicamente.
In quella del 25.10.99 nell’unità Imigrantes di San Paolo, mille dei 1216 minorenni hanno incendiato padiglioni, hanno preso in ostaggio 45 impiegati, ne hanno feriti 29, hanno buttato giù da un muro di cinque metri alcuni ostaggi e alcuni compagni più odiati, hanno torturato altri compagni e ne hanno ucciso quattro o cinque, uno dei quali è stato decapitato e l’orrido pallone della sua testa insanguinata è stato lanciato contro i poliziotti, mentre 300 giovani ribelli fuggivano.
Due mesi più tardi, durante una ribellione dell’unità Santo André, un altro ragazzo, che stava alla vigilia di ottenere la libertà, è stato ucciso dai compagni a bastonate e coltellate.
Per tutto ciò, e per molti altri delitti che i minorenni commettono in ogni parte del Brasile, si discute da tempo la riduzione dell’età di responsabilità penale a 16 anni.
Nella foto: ragazzi nelle carceri brasiliane.

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