Vangeli

di un prete di campagna

Una riflessione sui vangeli delle Messe, fatta da un prete che conosce bene i vizi e le virtù della sua gente.
parte seconda

QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

(9 aprile) rito ambrosiano

"Come mai quella cicatrice in fronte?", domando. "Non ti ha detto nulla nessuno? Siamo salvi per miracolo! Proprio durante il viaggio di nozze, sull’autostrada per Genova, un’auto troppo veloce ha sbandato e ha invaso la nostra corsia e ci è venuta contro. La nostra auto è rimasta completamente rovinata; per noi due invece, tranne questo segno in fronte e molto spavento, niente. Tanto è vero che abbiamo deciso di continuare il viaggio in treno".
Per questa coppia di sposini la parola “salvi” ha avuto e avrà un significato molto concreto.
Siamo salvi per miracolo! Nella loro semplicità e nella loro fede hanno voluto dirmi: È al Signore che dobbiamo la nostra vita. E se il Signore ci è stato vicino in quel momento del nostro viaggio di nozze, senz’altro ci sarà vicino nel cammino molto più impegnativo della vita di famiglia.
Ma qualcuno potrebbe pensare: Se il Signore vuole davvero bene a questi due giovani, non poteva fare in modo che il conducente dell’altra auto non premesse così forte il piede sull’acceleratore?
Dio salva perché ama, anche se il suo modo di volerci bene molte volte va al di là dei nostri schemi e chiede a noi un atteggiamento di fiducia.

Abbiamo ascoltato nella Prima Lettura l’avvenimento che sta all’origine di tutta la storia del popolo d’Israele: "In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani". Il faraone con tutto il suo esercito era molto più forte di questa gente che scappava da una terra ove da anni vivevano come schiavi. Per loro sembrava che non ci fosse più speranza: avevano davanti una distesa d’acqua non facilmente attraversabile e alle spalle il rumore dei carri da guerra del faraone. E invece si sono ritrovati liberi e con la certezza che il Signore aveva combattuto al loro fianco.
"Ricordati che io, il Signore tuo Dio, ti ho salvato dalla schiavitù dell’Egitto". Tutto acquista significato da questa certezza.
Noi, persone concrete, potremmo pensare: se il Signore ci teneva davvero a questo popolo, non poteva fare in modo che il faraone non fosse così testardo dal pretendere di avere questa gente come schiavi?
Tutta la Bibbia è attraversata da questo annuncio: Dio è colui che ti salva, perché ti ama; se hai fiducia in lui, la sua salvezza, che è sempre più grande dei tuoi progetti, la toccherai con mano.
È quello che Gesù dice a Marta in un momento drammatico della sua vita. Il fratello Lazzaro è morto; eppure Gesù sapeva che era ammalato, e Gesù era profondamente legato da amicizia a questa famiglia, tanto da scoppiare in pianto di fronte al loro dolore. Ma allora perché è accaduto tutto questo? Il modo di amare di Dio, che Gesù rende visibile, esige la fede da parte nostra: "Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?".

E come il popolo d’Israele, anche Marta e Maria hanno potuto vedere un segno di questo amore di Dio che salva, nel fratello che ritorna in vita.
Anche nella nostra vita agisce l’amore di Dio che salva, che vuole renderci sempre più conformi al suo progetto. È una salvezza, una liberazione che diventeranno piene e definitive quando prenderemo parte alla risurrezione di Gesù.
Possiamo esprimere così le parole dell’apostolo Paolo che abbiamo ascoltato nella seconda lettura: Dio è ricco di un amore misericordioso; conosce la situazione di miseria, di dolore e di morte che è legata alle nostre scelte sbagliate, ai peccati che da sempre segnano la storia del mondo. Ha deciso di donarci la vita stessa del suo Figlio Gesù. Questo suo amore gratuito oggi diventa perdono dei peccati e domani sarà vittoria anche sulla morte.
Quando con sincerità riceviamo il sacramento della Confessione, noi esprimiamo la nostra fiducia nell’amore di Dio che salva. Certo, potremmo discutere: Ma è proprio necessario che mi rivolga alla Chiesa per essere perdonato? Non potrebbe il Signore cambiarmi il cuore senza che debba raccontare le solite cose ad uno che, più o meno, è come me?
E invece è così bello poter dire ogni tanto nella vita: Toh! Guarda, anch’io sono salvo per miracolo, perché quel pezzetto di cattiveria ancora una volta mi è stato perdonato da un Signore che mi ama e della cui amicizia io mi fido.


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