Religione

Luna di miele col saio

testo e foto di Alberto Marinetti
parte quinta

Maria Pia è una delle prime. Che dici di te?
“Vivevo la religione come un vestito con una taglia da bambina. Non ci stavo dentro. Pian piano, verso i 16 anni, partecipo ad un gruppo di preghiera e Dio s’è manifestato come una persona viva, che camminava con me. In modo affettivo, direi”.
Che vuol dire?
“Come una persona viva, vera. Un’esperienza, più che un’idea. Una persona con cui vivere, dalla preghiera alla vita di comunione con i fratelli. Questo mi dà forza”.
Cosa provi per i fratelli?
“La vita fraterna non è una penitenza. Come dice il salmo: quanto è bello e giocondo stare insieme. Nel confronto con gli altri emergono le mie difficoltà, l’inclinazione ad essere autonoma, autosufficiente. Così m’avvedo che l’umiltà è la base dell’amore”.
Torneresti indietro?
“No. Momenti di smarrimento sì… ma qui t’accorgi che Dio ti prende per mano. All’inizio c’è un momento di panico, perché ti rendi conto di non avere più in mano le redini di te. L’egoismo vuol prendersi la rivincita. Poi capisci che non esiste vita più piena”.
Non può essere autosuggestione?
“Me lo sono chiesta, perché è una storia intrecciata di dubbi, timori, perplessità. Era talmente forte e vero ciò che avevo provato che o ero pazza o ero… non so… Ognuno di noi si muove su un campo di battaglia dove sono in lotta due forze: ciò che proviamo per Gesù e ciò che proviamo per noi. L’uomo vecchio e quello nuovo. Siamo chiamati ad essere degli atleti dello Spirito.

La suggestione è quello che ero e che pensavo prima, quello che vivo adesso è la realtà. Mi sento afferrata da Gesù. Frase fatta, è vero, ma ciò che conta è la sua fedeltà, non la nostra fragilità. Tramite padre Pancrazio ho scoperto il volto materno di Dio. Lo conosco da 25 anni. Ha il carisma del fondatore, ma non si sostituisce a noi”.
Qualcuno potrebbe dire che siete dei plagiati, dei drogati da Cristo…
“Chi è plagiato: noi o questa società che ti condiziona anche nella scelta del dentifricio? Per noi la preghiera è un’esperienza forte di Dio.
Uno prega anche se non sente niente, il Signore l’ascolta lo stesso. Cosa si prova? La vicinanza di Dio. Non lo vediamo, ma è lì a riempirci di felicità”.
Tiziana, Roberto e 4 figli: una delle due famiglie che hanno fatto una scelta di vita matrimoniale consacrata nella comunità.
“Ho conosciuto Roberto quando veniva qui come ospite. 4 anni di fidanzamento, poi il matrimonio nel 1988. Viviamo in un appartamento della comunità. Roberto fa la manutenzione generale della casa. Tutto è in comune.

Abbiamo la nostra vita intima di famiglia, ma partecipiamo a quella della comunità, specie il sabato e la domenica. I bambini vanno a scuola fuori e da grandi faranno le loro scelte. Siamo disponibili, ma ci sentiamo agli inizi di un cammino spirituale. Il Signore ci farà capire e ci aprirà la strada”.
Chi viene prima: il marito o Dio?
“Beh, insomma… prima Dio. Il nostro amore è in Lui”.
Prima Dio o prima figli?
“…una domanda un po' difficile… Lo vedo in loro, perché sono suoi, non miei. È Lui che li ha posti nel mio grembo. Loro non sono Dio… non so come spiegarmi. Sono la creazione di Dio in me. So che prima viene Dio… anche se qualche volta sbagliamo, perché siamo umani. Ma tutto diventa preghiera, anche accudire i figli”.
“I vescovi ci chiamano da tutte le parti – dice con un sospiro padre Pancrazio. Abbiamo aperto una casa a Pordenone, una in allestimento a Parma, un’altra in Toscana ed in Svizzera. Io non volevo, anch’io assisto a quello che mi succede intorno…
I conventi si svuotano e noi non sappiamo più dove mettere i giovani. C’è una fame spaventosa di preghiera…”.
Nei conventi l’età media s’aggira sui 60-65 anni. Qui è di 35. Per forza tanta freschezza e felicità di stare insieme!


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