Religione

Luna di miele col saio

testo e foto di Alberto Marinetti
parte quarta

Stefano: 25 anni, il violinista di Senigallia. “Padre Pancrazio ha il dono del discernimento. Non fa proselitismo per i cappuccini. Se vede che uno ha l’inclinazione per igesuiti lo manda da loro. A me ha detto: 'La tua strada è qui. Usa mente, cuore, concretezza'. L’ho capito da me che il Signore mi voleva qui. Sentivo di voler essere tutto per tutti; di portare Gesù, la verità, essere afferrato dall’Assoluto. Quando ho visto i fratelli con il saio grigio-azzurro, ho provato una pace mai sentita prima. Serenità, armonia. Ho sempre avuto l’esigenza di vivere in comunità e qui ho trovato ciò che cercavo. Non illuderti: dietro la facciata delle apparenze si nasconde la miseria dell’uomo, la nostra croce. Ma la preghiera ci salva, ci consente di andare al di là dei nostri limiti, facendoci prendere coscienza che tutti siamo peccatori. Il Padre ama dire: Ciò che ci rende terribilmente fratelli è il peccato…”.
Peccato? Che peccati fate, voi?
“Non rispettare le regole, l’orario, schivare un fratello, fare preferenze”.
Alla Messa padre Antonio insiste: “Dio, un papà che mi ama…”.
Ma come? E le guerre, la fame, la malattia, la morte? Mi viene voglia di mettermi là, davanti a tutti e gridare: “Fratelli, la vostra gioia mi fa rabbia! Che c’è per essere contenti su questo pianeta in agonia? Non ricordate? Dopo Auschwitz non si può più parlare di Dio. Non ne siamo degni…”.
La voce al microfono affonda: “Non riteniamoci figli di un Dio morto… Vi benedico in nome di un Dio che ama…”.

Serena è di Rovigo, 37 anni, qui da 3. “Mi sentivo fuori posto. Avevo un bravo e bel ragazzo. Mi sono convertita nel ’91 attraverso sofferenze e delusioni. Fin da piccola provavo un senso di estraneità, mi sentivo un’esiliata. Con l’aiuto di un gruppo del Rinnovamento ho trovato padre, madre, famiglia, la mia patria interiore. Ho cominciato a vivere l’ossessione di Dio, il desiderio d’incontrarlo. Ma era lontano. In chiesa non lo trovavo, troppa ipocrisia. A 13 anni ho mollato tutto. L’avevo cercato nel pensiero, nelle religioni orientali. Provavo rancore verso di Lui: se ho bisogno di Te, Dio, perché mi fai sentire orfana? Al Rinnovamento ero andata per curiosità. La gente si rivolgeva a Dio in semplicità e familiarità. Mi son detta: questo è ciò che cercavo. Sentivo per la prima volta la preghiera in lingue: è così che si parla con Dio… balbettando come bambini. Ho rimesso tutto in discussione. Dio mi voleva per sé, mi abbracciava: avevo trovato mio padre, il mio cielo”.
Come hai capito la volontà di Dio?
“Aborrivo anche solo l’idea di diventare suora. Sento parlare di questa comunità. Sono venuta a fare un ritiro e mi sono trovata a casa. Un lampo. Avevo risposto ad un appuntamento. Non avrei potuto vivere in un luogo di sole donne. Inconcepibile! Per catturare il mio cuore ci voleva una spiritualità libera, aperta. La nostra è proprio una vita fraterna, di famiglia. L'uomo ha un ruolo, la donna un altro. Servizi diversi, ma complementari. Un paradiso? No. Una famiglia di figli che vogliono guarirsi dall’egoismo.
Non colpisce che qui ci sono tanti bei giovani? Eh sì, Dio sceglie il meglio…”.
" Aborrivo anche solo l'idea di diventare suora. Sento parlare di questa comunità. Sono venuta a fare un ritiro e mi sono trovata a casa. Un lampo".

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