Religione

Luna di miele col saio

testo e foto di Alberto Marinetti
parte terza

Il Signore ha fatto una magia su di te?

“Un miracolo, vuoi dire? No, no… anzi, una guarigione del cuore. Ti cambia adagio, perché l’uomo non sa gustare il suo amore in una volta sola. È da centelinare, non dose unica. Una vita fraterna, comunità partecipativa, vita piena. Un minimo di clausura, perché la cella è per l’intimità con il Signore. La casa è formata da due ali: da una parte i fratelli, dall’altra le sorelle. In mezzo c’è la cappella con il Santissimo esposto giorno e notte: è lì il nostro punto d’incontro, Lui. All’alba, le tre, il nostro appuntamento in cappella. Chiaro, l’attrazione per l’altro sesso c’è, non siamo di legno: ma c’è la grazia, la preghiera. Ci vogliamo bene come fratelli e sorelle. Credimi, una famiglia. La preghiera ti costringe ad essere sincero. Le tentazioni ci sono, ma le mie sorelle non sono né incentivo, né occasione per pensare male. E poi ho avuto varie esperienze… Quando sei chiamato Dio ti aiuta a superare tutto e ti dà la grazia per quello stato di vita cui ti chiama”.E se in comunità due si innamorano?
“Fin quando c’è la preghiera… Che io sappia non è mai successo. E poi non credo si debba drammatizzare: abbiamo la sezione famiglie, quindi… La prima comunità cristiana era mista. Anche Francesco pare che la volesse così, perché l’uomo e la donna nascono aperti”.

Rivedo volti estatici, altri affondati nelle mani, altri ancora atteggiati al sorriso, gli occhi socchiusi, le mani alzate o in gesto d’attesa. Una sorella prega: “Papà Dio: voglio lodarti, perché ci fai sentire figli amati”.
M’apposto per chiedere a Stefania: “T’ho visto assorta, sorridente. Cosa hai provato?”.
“La gioia dello Spirito Santo. Si fa sentire come una brezza tenera. Egli è così: gioia che riempie, inonda. Le parole delle preghiere spontanee io le sentivo prima che fossero pronunciate”.
Ha 23 anni, sorella da due. Studiava sociologia.
A cena mi trovo di fronte a Cristina, la fiorentina tutto pepe, che sprizza note alla pianola e felicità da tutti i pori: “Abbiamo una faccia da santerelli, ma in fondo in fondo… Alcune ce l’hanno stampato in viso la faccia da suore. Io, invece… io non ce l’ho, vero? Ero fidanzata, ma mi sentivo limitata. Ho un carattere ribelle per natura, mi piace fare quello che mi pare. Davo i pugni in testa a mio fratello e mamma mi diceva sempre: 'Stai buona, comportati bene, non fare il pagliaccio…'. Eppure qui l’obbedienza non mi pesa, mi viene naturale. Certo, se non ci fosse la preghiera…”.

"Quando ho visto i fratelli con il saio azzurro, ho provato una pace mai sentita prima. Serenità, armonia. Ho sempre avuto l'esigenza di vivere in comunità e qui ho trovato ciò che cercavo".

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