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Luna di miele col saio |
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Una schiera di giovani, clima goliardico, ma non sguaiato, preghiera intensa. Stupisce la loro faccia pulita, gli occhi trasparenti, i sandali ai piedi, la barba quasi incolta gli uomini, i capelli corti le donne. Una bellezza genuina, quasi rude. Le sorelle non hanno nulla di civettuolo. Serenità splendida, voglia di pregare a fior di pelle, la crocetta a Tau al collo, con inciso un progetto: Dio ti ama. Più che un annuncio, una vita.
Il primo incontro con la comunità, un impatto: sono in corso gli Esercizi Spirituali. Le ore di preghiera di lode nella cappella dellAnnunciazione volano senza guardare lorologio. Dietro laltare un grande mosaico: cerchi concentrici di colori che cantano, insieme ai fratelli, larcobaleno della vita. Dopo i Vespri secondo il calendario serafico, vengono fuori chitarre, due flauti, un clarino, un violino, due pianole. Inizia la preghiera di lode: chi alza le mani, chi ritma con il piede, chi si dondola, chi chiude gli occhi, chi si perde nellonda dello Spirito. Qualcosa ondeggia dolcemente nellaria, senza forzature. Cristo è ancora capace di elettrizzare a suon di ritmo, battimani, invocazioni, sussurri. Loro lo chiamano parlare in lingue. Sono qui in veste di osservatore. Non posso permettermi di lasciarmi trascinare come quella sorella che chiude gli occhi, estatica, quasi assente. Oppure serena, perché in pace? A tratti si alza una voce a tradurre lo Spirito: Lode a te, Signore Gesù!; Grazie per avermi pensato dalleternità; Vogliamo fare esperienza del Dio vivo; Non abbiamo paura: non sei venuto per giudicarci, ma per amarci!. Marco (31 anni, è qui da 4) snocciola la sua storia: Vengo da Milano. Facevo il prestigiatore, lillusionista: mi esibivo al teatro Lirico, al Nazionale, TV private. Sempre fuori casa, con gli amici, splendidi fine settimana. Poi mi sono accorto dessere stato scelto, che non ero io a scegliere. Sono venuto qui a fare unesperienza. Una comunità di uomini e donne sotto lo stesso tetto mi dava fastidio. Il mio ideale era farmi cappuccino. Mi sentivo a disagio. Ci sono tornato e volevo scappare via, ma il Signore mha messo a letto: 40 giorni, un inizio di polmonite. Lui mi lavorava pian piano, aveva un progetto strano. Non mi par vero. Malato, non vedevo nessuno, sepolto nel silenzio. Ma la comunità mi stava vicina. Padre Pancrazio ha una delicatezza paterna. E sono arrivato qui. Vedo chiaro, che è Dio che agisce. Oggi dico: guai a chi mi tocca questa famiglia, che sento mia. |
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Padre Pancrazio: barba fluente, aspetto dolce e sereno, ne é il papà, più che il comandante in capo. | ||||||||||||||||||||
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