C'è giocattolo e giocattolo
Servizio speciale
parte terza

La trasformazione dei giocattoli

Il giocattolo con la rivoluzione industriale ha subito una profonda trasformazione sia a livello di qualità che di quantità. L’enorme progresso tecnologico e il mutamento del vivere sociale hanno fatto cadere in disuso molti giochi e giocattoli tradizionali che per secoli avevano resistito ai vari cambiamenti. Hanno invece messo a disposizione dei bambini giocattoli sempre più numerosi e sofisticati e, con l’utilizzo di materiali poco costosi, come ad esempio la plastica, hanno permesso la loro diffusione su larga scala anche tra le classi meno agiate.
Rispetto ai giocattoli poveri di un tempo, quelli realizzati con cerchi, corde, biglie, oggetti vecchi, magari rotti e scartati dai grandi, ma che nella fantasia dei bambini si trasformavano in oggetti magici e fascinosi, ora si affacciano sull’orizzonte giocattoli tecnologici sempre più complicati e molto più fedeli nella riproduzione del mondo dei grandi.
Ma c’è di più. L’industria dei giocattoli vive ormai al passo con i cam-biamenti introdotti nel mondo digitale per cui oggi appare scontato il trionfo dei giochi e dei giocattoli elettronici. Tutto questo significa che nel futuro i giocattoli potranno usufruire abbondantemente della tecnologia più raffinata che l’umanità sarà in grado di elaborare. Spesso però questi giocattoli non racchiudono in sé le caratteristiche di fondo che devono possedere per essere classificati come tali.
Non sempre cioè soddisfano i bisogni di espressività, di fantasia, di spontaneità, di esplorazione, di manipolazione, di flessibilità, di socialità e di creatività. Sono giocattoli robotizzati, miniaturizzati, rifiniti in tutti i particolari, ma passivizzanti, isolanti, spersonalizzanti, destinati presto a essere dimenticati dal bambino. Ciò dipende dal peso rilevante e dagli interessi pressanti del mercato. In particolare, i giocattoli risentono sempre più della moda del momento, spesso veicolata dal lancio pubblicitario di determinati films.
Vengono quindi rapidamente “bruciati”, rimpiazzati, dopo pochi mesi e talvolta dopo poche settimane. Sono spesso giocattoli non stabili, di scarsa durata e quindi che devono essere prontamente sostituiti. Si calcola che ogni anno, il 75% di tutti i giocattoli è di nuova ideazione. In particolare, oggi i giocattoli prodotti, proposti o imposti sono prevalentemente funzionali alle aree ristrette in cui il bambino si viene a trovare. Sono giocattoli cioè destinati a essere utilizzati da un singolo soggetto o al massimo due e che non richiedono movimento.
Possiamo quindi dire che i bambini devono ormai fare i conti con giocattoli industrializzati, sottoposti a rigide leggi commerciali, ridotti a un puro fatto consumistico, imposti prepotentemente dalla pubblicità, scarsamente legati alle loro vere esigenze e aspettative e spesso privi di finalità educative. Sono cioè giocattoli freddi, meccanici, che mortificano la personalità infantile. Ciò significa che non hanno un loro intrinseco valore ludico.
Fanno invece parte della categoria dell’inutile, dell’effimero, del massificato, del facilmente sostituibile e intercambiabile a seconda della moda che, tra l’altro, non dura più di qualche mese. Ci si trova insomma di fronte a giocattoli che non sono di fatto costruiti per i bambini, ma per fini di puro mercato, dove i bisogni della produzione industriale sono camuffati come bisogni dei bambini.
I bambini, da soggetti attivi del gioco, sono relegati a ruoli passivi. Si pensi alle trasformazioni che si sono verificate nel gioco della bambola. Nel passato era la piccola proprietaria che attribuiva il nome alla bambola. Questa, per le sue caratteristiche, era suscettibile dell’investimentodei suoi vari desideri e bisogni. Ora le bambole si acquistano già con un nome e con delle funzioni ben specifiche (parla, piange, succhia, fa pipì, ecc.) che lasciano poco spazio alla fantasia della bambina.
Nell’ambito della trasformazione dei giocattoli, merita una particolare segnalazione l’aumento dei giocattoli mostruosi, minacciosi, mutilati, squartati. Anche nel passato il bambino ha cercato di elaborare la paura e l’angoscia interiore con le favole dove c’erano mostri spaventosi che alla fine venivano torturati e uccisi, tuttavia oggi questa predilezione si sta estendendo in modo preoccupante.
La spiegazione sembra la si debba ricercare nell’aumentata introiezione di esperienze cariche di aggressività provenienti dall’ambiente in cui il bambino vive. Per cui è più forte in lui il bisogno di controllare, di esorcizzare gli oggetti interni cattivi, manipolando giocattoli che rappresentano situazioni paurose, come per sottolineare che è in grado di non lasciarsi travolgere.


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