Ad ogni età il suo gioco
Servizio speciale
parte quarta

4-5 anni

In questo periodo, in cui è ancora attivo il conflitto edipico, emergono molti giochi fortemente rivelatori delle dinamiche interne che il bambino sta vivendo, quali, ad esempio, il gioco con la bambola o con l’orsacchiotto, il gioco del dottore, il gioco a nascondino. Attraverso di essi il bambino drammatizza una proibizione o una punizione subita.
A proposito del gioco con la bambola, va detto che esso non è preferito solo dalle bambine. Bettelheim scrive che "se i genitori potessero vedere con quanto entusiasmo (certamente non inferiore a quello delle bambine) nel trattamento psicoanalitico i maschietti usano le bambole e la casa delle bambole, sarebbero più disposti a riconoscere il valore di questi giochi per entrambi i sessi. [...] Maschietti e bambine, senza distinzione, usano con grande vantaggio le bambole per elaborare problemi irrisolti, per rimettere in scena esperienze del loro passato recente o lontano".
Fornire quindi bambole o animali di pezza aiuta il bambino o la bambina a scaricare meglio le proprie pulsioni, dal momento che, come oggetti libidici, si possono controllare e possedere con più facilità che gli animali o le persone e, come oggetti di aggressività, non si offendono né fanno rappresaglie. In altri termini, il gioco della bambola o dell’orsacchiotto danno la possibilità di riprodurre in termini rassicuranti o aggressivi la relazione con se stessi e con i propri oggetti significativi.
La Klein sottolinea che "si può comunemente osservare che le bambine giocano con le bambole fingendo che siano i loro figli. Ma una bambina mostrerà spesso una devozione appassionata per la bambola, perché per lei è diventata un bambino reale e vivo, un compagno, un amico, che fa parte della sua vita.
Essa non solo la porta con sé, ma l’ha sempre in mente, incomincia la giornata con lei e l’abbandona malvolentieri se deve fare qualche altra cosa. Questi desideri provati nell’infanzia persistono nella donna e contribuiscono grandemente alla forza dell’amore che una donna incinta sente per il bambino che cresce dentro di lei e poi per il bambino che ha generato".
Talvolta il gioco della bambola denuncia il bisogno da parte della bambina di rassicurazione contro il timore di essere derubata dei suoi contenuti interni e di accertarsi che anch’essa avrà la possibilità di avere bambini come la madre.
In sintesi, i bambini ricorrono a tale gioco per scaricare i propri traumi, per rappresentare l’aggressività che subiscono dal mondo dei grandi, per spostare l’aggressività nei confronti del genitore senza correre il pericolo di danneggiarlo realmente, per elaborare sentimenti ambivalenti verso i fratelli e le sorelle, per manifestare il bisogno di affetto che i genitori non danno adeguatamente.
In questa fase, inoltre, il bambino ama fare il gioco del dottore poiché gli consente di elaborare il turbamento conseguente alla scoperta della differenza dei sessi e la connessa angoscia di castrazione. Va detto però che il bambino ricorre a questo tipo di gioco anche per sciogliere la tensione accumulata a seguito di una visita medica, di un intervento chirurgico o di un’ospe-dalizzazione.
"Si può [...] osservare che il carattere spiacevole di un’esperienza non la rende sempre inservibile per il gioco.
Se il dottore ha guardato in gola al bambino o gli ha fatto una piccola operazione, possiamo essere certissimi che questa spaventosa esperienza sarà il tema del prossimo gioco; ma in questo caso non va trascurato che il bambino ottiene il piacere da un’altra fonte. Passando dalla passività dell’esperire all’attività del giocare, egli fa subire l’esperienza sgradevole che gli era capitata a un compagno di giochi, e in tal modo attua la sua vendetta sulla persona di questo sostituto [del medico]" (Freud, 1920, p. 203). L’obiettivo è dunque di compensare un’esperienza passiva con un’azione attiva.
Normalmente il bambino nel gioco del dottore assume il ruolo attivo e quindi il ruolo del protagonista, del più forte, del potente, mentre attribui-sce ai suoi fratelli, amici o giocattoli il ruolo di pazienti, di coloro che subiscono. Ad esempio, invertendo i ruoli medico-paziente, il bambino nel contesto del gioco “opera” il suo orsacchiotto.
In tal modo sottolinea che quanto è stato fatto a lui, lo può fare a sua volta agli altri. Il ruolo attivo gli consente insomma di tenere sotto controllo le sue paure. Viene cioè attivato il meccanismo dell’identificazione con l’aggressore.
È molto presente in questo periodo anche il gioco del nascondino. Ciò è dovuto al bisogno da parte del bambino di far fronte all’ansia connessa al processo di separazione-individuazione, stimolato in modo particolare dalla conflittualità edipica in atto.
Tra i quattro e cinque anni compaiono infine le prime tracce dei giochi collaborativi in cui ogni bambino si identifica in un suo ruolo specifico. Gli altri bambini non sono più visti come estranei o pericolosi per lo svolgimento della propria attività ludica. Se mai il gioco incomincia ad acquisire una qualche caratteristica di competitività e di rivalità.


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