Vangeli di un prete di campagna

Una riflessione sui vangeli delle Messe, fatta da un prete che conosce bene i vizi e le virtù della sua gente.
parte seconda

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA

(19marzo) rito ambrosiano

L'amministrazione comunale, d'accordo con il comandante dei vigili urbani, decide che questa strada sia a senso unico, che quest'altra abbia all'incrocio uno stop, che in questa zona sia vietato parcheggiare, e tante altre segnalazioni di questo tipo. Domani un'altra amministrazione comunale o un altro comandante dei vigili possono, se lo ritengono opportuno, modificare queste scelte: sarà sufficiente cambiare i cartelli stradali e ciò che fino a ieri era proibito può diventare permesso. Nessuno si meraviglia perché sono tutte scelte discutibili; al massimo uno può lamentarsi se si sente danneggiato nei suoi interessi. O può non tener conto delle indicazioni stradali: se non succede nessun incidente o se nessun vigile lo vede può starsene tranquillo. A chi dovrebbe rendere conto di quello che fa o di quello che pensa? Se quella persona mi piace perché non devo cercarla? Se quello spettacolo mi diverte perché non devo vederlo? Se quello strumento che trovo sul lavoro mi serve perché non dovrei portarmelo a casa? Se il mio vicino mi ha insultato perché dovrei salutarlo ancora? Se smerciando una certa merce ci guadagno enormemente di che cosa dovrei preoccuparmi? Se il vivere in famiglia con questa persona mi è diventato noioso e pesante perché non posso cambiare?

E' la mentalità del cartello stradale che entra nel modo di giudicare la vita. E molti ragionano proprio così: quello che ieri era proibito oggi può essere permesso; è sufficiente mettersi d'accordo; se poi anche la legge dello Stato tollera il mio comportamento di che cosa mi devo preoccupare? La parola di Dio ci porta in una direzione completamente diversa. Abbiamo ascoltato nella prima lettura come la Bibbia ci presenta i comandamenti della legge del Signore. Certamente il frasario risente del linguaggio e della mentalità di quel lontano periodo della storia del popolo d'Israele, ma il contenuto tocca il cuore di ogni persona. Oggi possiamo anche sorridere sentendo che nel giorno di festa nessuno deve compiere un lavoro "né tuo figlio né tua figlia, né il tuo bue né il tuo asino", come se figli e bestie fossero sullo stesso piano di importanza. Ma il contenuto, che è quello di mettere Dio al primo posto, prima del lavoro, del guadagno e di qualsiasi altro interesse, questo tocca tutti; è un impegno per tutti coloro che vogliono essere veramente uomini e donne come ci ha pensati il Signore, colui che ci ha dato la vita. Per questo motivo la prima verità da accogliere, perché dà un significato a tutto il resto, è contenuta nelle parole: "Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavo".

Potremmo esprimere così il contenuto di questa affermazione: chi ti parla, chi ti propone questi comportamenti, chi esige da te queste scelte non è il comandante dei vigili o un esperto in problemi di viabilità che per motivi contingenti oggi possono decidere una cosa e domani modificarla. Chi ti parla è colui che ama proprio te, che vuole la tua vera felicità, che ti conosce nel profondo perché ti ha creato a sua immagine e somiglianza. E colui che prende a cuore la tua situazione ed interviene per aiutarti. In Egitto eri schiavo, non valevi niente, eri nessuno come poplo: il Signore tuo Dio ti ha liberato: allora fidati di lui! Ci sono dei momenti nella vita in cui è difficile capire dove stia il bene e dove il male: la suggestione dell'immediato è forte, la mentalità comune trascina, i messaggi della pubblicità coinvolgono. Diventa allora motivo fondamentale di scelta la fiducia in Dio: il Signore vuole il mio vero bene; di lui mi fido. Proprio perché i comandamenti hanno la loro sorgente nel cuore di Dio, il venir meno nei loro confronti non è simile ad una multa da pagare, perché mi è andata male e qualcuno ha scoperto la mia trasgressione. "Ho offeso te che sei infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa": sono parole che possiamo adoperare quando riceviamo il sacramento della confessione.

Se sono convinto di aver "offeso te, il Signore", adesso mi lascio amare da quel Signore che è misericordioso, da quel Signore che è capace di rifarmi il cuore e la vita se non mi chiudo in un atteggiamento di difesa. Anche la donna samaritana, di cui parla il Vangelo, ha iniziato il suo dialogo con Gesù in difesa; non voleva accettare di aver fallito nella vita, di avere ancora una sete profonda nonostante tutto quello che aveva cercato per colmarla. Quando si accorge che quel personaggio strano che ha davanti non è come tutti gli altri che hanno sempre preteso qualcosa da lei, ma è uno che la conosce nel profondo e nello stesso tempo l'accoglie per quello che è, allora cede e diventa la prima di coloro che dicono: "Adesso sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo". Nel sacramento della confessione possiamo anche noi dire: Prendimi così come sono; non ho bisogno di nascondermi o di difendermi perché tu sei il mio Salvatore.


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