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Franco LoiLa voce della poesia ossia la poesia della voce |
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Cozzoli: Sì. Ma questo lo stiamo dicendo ai lettori, tra i quali, a proposito di poeti, ci può essere qualcuno curiuso di come viva un poeta, di come trascorra la sua giornata. Spesso si pensa al poeta con pregiudizi o stereotipi. Di' qualcosa sulla giornata del poeta.
Loi: Intanto la giornata è come quella di tutti, in un certo senso, con una differenza capitale però, che è data dal lavoro, dal mestiere. Chiamiamolo il mestiere in maniera riduttiva, perché non è un mestiere quello del poeta, dello scrivere in generale. In realtà cosa succede? Prendiamo un falegname: passa la sua giornata sul legno. Poi ha le malattie, la famiglia, gli amori, il mal di testa, la pioggia che lo bagna. Ha quello che succede a tutti noi. E' la cronaca della vita di tutti e questo fa parte della vita di un poeta, ma certo la sua giornata non è occupata da questo. È occupata dal lavoro. Un buon falegname si eleva ad essere artista. Io ne ho conosciuti di quelli che non si sono accontentati di essere artigiani. Però la loro giornata è improntata dal loro rapporto con la materia e con la realtà della materia che affrontano, che è il legno. Il poeta ha la parola che, invece di essere un oggetto fuori di sé, è un oggetto dentro di sé, perché il poeta ascolta la parola che viene dal di dentro. Come dice Dante: "Come Amor mi spira, noto, e a quel modo ch'ei ditta dentro vo significando". Così il poeta passa la sua giornata, pur nella cronaca che lo avvicina a tutti, nella tensione-attenzione a quella parola interiore che lui tenta di dire. Tenta, perché un conto è ascoltare la voce e un conto dirla. Quando ascolti, non sempre sei in grado di dire con la stessa purezza e la stessa limpidità) che viene dal di dentro, perché noi abbiamo il nostro io che interferisce, e perché abbiamo la pretesa della nostra cultura, e perché abbiamo tante cose che ci prendono. Il poeta coglie le parole che gli vengono dette in quel silenzio. Cozzoli: Scusa, credi che nella scuola si parli così della poesia? Loi: No, non ne parlano così, ma non ne parlano perché nella scuola sono prigionieri delle ideologie, delle concettualità, del razionalismo. Si parla in modo che la poesia diventi materia, diventi oggetto di studio per tutti. Ecco, questo atteggiamento impedisce allo studente innanzitutto di essere mosso nell'unica cosa che muove gli uomini, cioè l'amore per la cosa. Lo mettono in una situazione di sollecito della mente nei confronti della poesia. Invece è come dice Dante: "Quando Amor mi spira", cioè soffia. Ma, se nessuno lo muove, lui rimane inerte. Così nella scuola si fa un grosso lavoro contro la poesia. Cozzoli: Spesso chi nella scuola spiega la poesia non è arrivato ad avere delle esperienze che facciano capire cosa è, e quale natura sia la sua e dove e come cercarla e trovarla. Loi: Non solo, ma purtroppo, per quello che dici, gli insegnanti sono pochi. Don Lorenzo Milani diceva: "I maestri non devono preoccuparsi di come insegna-re, ma di essere". Allora, dove non c'è maestro, non c'è scuola. E là dove non ci sono esseri non c'è scuola. Allora i maestri sono pochi. Quando vado nelle scuole vedo che ce ne sono uno, due. Magari tre. Gli altri non sono in grado. Anzi ripetono tutti i falsi schemi di una concettualità dell'insegnamento e della didattica che rendono freddo e inerte lo studente. Cozzoli: E come se gli insegnassero una lingua non vera e non viva. A proposito, cosa puoi dire sulla questione della lingua oggi, in un tempo in cui c'è una dittatura vera e propria della "lingua tecnologica", che non sa più, e soprattutto non può o non vuole, scrivere anche le emozioni e i sentimenti? Come reagisce un poeta? Loi: Il poeta se ne frega, segue il suo percorso. Il suo percorso lo porta ad ascoltare la voce che abbiamo dentro. Ma certamente la lingua che oggi è vincente è una lingua povera, miserabile, non è nemmeno una lingua. Questa è una lingua di funzionari televisivi e di giornalisti e non ha niente a che vedere con la lingua, con l'apporto creativo che un popolo dà alla propria lingua. Questo è grave, indipendentemente dalla poesia. La quale poesia, naturalmente, essendo inesorabilmente stretta dall'amore e dall'ascolto, sopravvivrà a tutto questo. Sarà l'unica che sopravvivrà. Può darsi che scompaia l'editoria e i libri, perché Internet e questi mezzi li potranno soppiantare, ma non possono soppiantare la poesia, perché alla poesia basta l'oralità. E' successo nella storia che la poesia è rimasta sotterranea, ma non per questo è morta, perché la poesia basta a se stessa, mentre questi mezzi sempre più resteranno nelle mani dei potenti. Questo è pericoloso. Ma i loro non sono mezzi adatti a dire la semplicità degli uomini. |
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