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I seriosi( PADRI DEI COMPLICATORI? ) |
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Forse gli psicologi sociali hanno torto quando sostengono che uno dei malesseri più profondi per l'uomo sia nella dissonanza cognitiva: quello stato, perdirla in modo meno raffinato, che si verifica nel momento in cui si crea un divario fra volere e potere, fra sapere (o credere) e fare. Troppo spesso, infatti, si pensa e si dice di voler fare una cosa mentre in realtà se ne vuole un'altra, forse l'esatto contrario. C'è un arco, una freccia, un bersaglio e un tiratore, ma chi tira non ha alcuna intenzione di fare centro... Troppo facile, signori. E' mattina, l'alba, voi siete nelle braccia di Morfeo e vostra moglie nelle vostre. Suona la porta, è lui, il complicatore. "Non posso partire per l'Egitto". "Come?". "Sì, mi è scaduto il passaporto". "Scusa, ma quando devi partire?". "Fra ventidue giorni". "Guarda che a Milano ne bastano dieci". "Dici bene tu, che non devi partire, vedrai che finirò per restare a casa e così perderò anche il cinquanta per cento dell'anticipo versato".
Disgraziatamente, per lui, il passaporto sarà prontissimo e così si vedrà costretto a inventarsi un altro drammone. Che cos'è? Che cos'è che spinge a rendersi la vita difficoltosa? Una base sicura di seriosità, come si è già detto. Ma anche qualche ingrediente in più. Una sorta di impasto fra egocentrismo, vittimismo e masochismo. Il bisogno di protagonismo, da un lato: guarda che cosa mi capita, a me. Ma poiché troppo sovente le cose che accadono sono universali e, ancor peggio, banaluzze, bisogna ingrandirle per ingrandire sé. Si potrebbe naturalmente scegliere un ruolo di primadonna trionfale, ma li occorrono forze inventive ed energie creative che, di solito, l'io debole in questione non ha. |
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