Per essere come gli altri

di Jenny Vestri Boncori
parte seconda

L'aiuto degli specialisti

Se il bambino ha bisogno di medicine c'è per questo il medico. Fin dalla sua nascita è indispensabile che la famiglia si affidi alle cure di uno specialista e alla guida di uno psicologo. Quest'ultimo sarà in grado, oltre che di seguire il bambino nel suo sviluppo, anche di indirizzare i genitori verso il comportamento più idoneo. Molte volte per un genitore è difficile capire le esigenze del proprio figlio, specie se il piccolo non è in grado di esprimerle. Da una banale incomprensione possono nascere delle situazioni tutt'altro che banali: disturbi del comportamento, attriti tra genitori e figlio, può saltare l'armonia faticosamente costruita con i fratelli. Presso i servizi sociali possiamo chiedere l'intervento della psicomotricista e della logoterapista, che si rivelano utili nel caso il bambino abbia difficoltà motorie e problemi di comunicazione.

In tutte le più importanti città italiane esistono i centri Anfass (Associazione nazionale famiglie fanciulli e adulti subnormali) ai quali ci si può rivolgere per qualsiasi problema. Trasmettere ad un bambino con un insufficienza mentale gli insegnamenti utili per avere una vita il più possibile simile a quella di altri bambini non è cosa semplice, ma è possibile. Insegnanti, specialisti e operatori del settore hanno elaborato dei metodi ottenendo dei buoni risultati. Ma anche i genitori a casa possono fare molto. Segnaliamo una pubblicazione edita da Franco Angeli (collana Le Comete) dal titolo "Se mio figlio è handicappato" di Janet Carr. Il libro dà una serie di idee per affrontare i problemi di tutti i giorni, ma soprattutto suggerisce un metodo di insegnamento che qualunque genitore è in grado di adottare.

Vestirsi e spogliarsi, mangiare da soli usando le buone maniere, lavarsi corpo e capelli, restare asciutto e giocare con i coetanei, questi e altri sembrano obiettivi in molti casi irragiungibili. Ma con la pazienza e l'amore (e soprattutto usando il metodo giusto) è possibile che un bambino handicappato possa acquisire questi insegnamenti e conquistarsi una bella fetta di indipendenza. Noi adulti siamo così abituati a certe azioni quotidiane che le svolgiamo in modo automatico. Per coloro che sono sani e dispongono di tutte le facoltà motorie, lavarsi i denti, per esempio, rappresenta un'azione unica. Per un bambino portatore di handicap un' azione del genere può essere irta di ostacoli, quindi affinché la impari, dobbiamo vederla dal suo punto di vista e scomporla in più azioni. Lavarsi i denti diventa così:

1. prendere lo spazzolino
2. prendere il dentifricio
3. svitare il tappo del dentifricio
4. spremere il tubetto e far scendere la pasta sullo spazzolino
5 strofinare lo spazzolino sui denti
6. sciacquarsi la bocca
7. riavvitare il tappo
8. mettere a posto il dentifricio
9. mettere a posto lo spazzolino
10. asciugarsi la bocca.

Se per noi è un' azione unica, per il bambino handicappato lavarsi i denti conta ben dieci differenti azioni che potrà apprendere una alla volta sotto la guida del genitore, che passerà all'insegnamento dell'azione successiva solo quando il piccolo si sarà appropriato della precedente.


Sommario