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Le molestie diaboliche: che paura! |
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Un novizio, sentendo troppo caldo - era estate - per rinfrescarsi un po' si tolse l'abito. Il sudore gli colava a ruscelletti! Ma senza la licenza del superiore. Il demonio aspettava proprio questo: e non gli parve vero! Se la godette come mai: prese il giovane e lo sporse, metà dentro e metà fuori, in una piccolissima finestra. Il giovane restò a gambe all'aria e con il busto fuori. Quando i frati se ne accorsero, cercarono di tirarlo fuori dall'impiccio: ma non ci si riusciva, tanto era piccola la finestra. Bisognò spaccare un po' di muro. Così il Signore, attraverso i buoni servizi del demonio - concludono le cronache - mostrò quanto potere ha il diavolo su un frate senza il saio. In Ancona, quand'era guardiano Eusebio d'Ancona, passarono due frati forestieri che avevano parenti in quella città. La sera, i parenti dei due frati mandarono in convento due piatti di ravioli. Che goduria! I frati avevano già mangiato ed erano tutti ritirati in cella per proprio conto. I due forestieri pensarono di farsi..., come dire?, un piccolo supplemento di cena. Chiamarono il vicario del convento, Bastiano da Pietrarubbia, un santo frate che morì ad Osimo nel 1580, e si divisero il cibo in santa pace.
Ma che dico? Si incominciò a sentire dappertutto un gran fracasso: sembrava che le fondamenta del convento traballassero! Per lo spavento non riuscirono neppure a digerire. Il giorno dopo chiesero al cuciniere - del quale si fidavano - che cosa fosse successo e se avesse sentito un gran baccano. "Proprio nulla - rispose -. La sera è stata tranquilla, come sempre in questo santo luogo. Sembra anzi che il Signore protegga la nostra solitudine, e allontani da noi ogni rumore". Così capirono che era stato il demonio, il quale aveva voluto rovinare la loro digestione, per aver mangiato senza la licenza del loro superiore. Il demonio si accaniva continuamente contro chi si dedicava alla preghiera. Un po' tutti li molestava, ma in alcuni casi esagerava un pò. Ne fece le spese, ad esempio, Ludovico da Spoleto, frate non chierico. Che brividi! Per distrarlo, il demonio sbatteva violentemente le finestre, o faceva un gran rumore sul tetto della chiesa. Ma il frate: "Fai pure. Tanto, io non mi muovo". Apriti cielo! Si scoperchiò il tetto e dal tetto cadde giù un somaro, proprio in mezzo alla chiesa! Al frate si rizzarono i capelli, ma si alzò imperterrito per dare un bel calcione a quel somaro. Gli diede un calcio: ma non toccò nessun somaro! L'asino non c'era. Il frate accese allora due candele sull'altare e così pregò: "Signore, il nemico vuole farsi beffe di me. Aiutami tu! Io ho combattuto già abbastanza: l'hai visto, come ho calciato quel somaro? Adesso tocca a te: combatti tu!". A quel punto il demonio gridò al frate: "Sciagurato! Hai vinto", poi gli diede un bel pugno sulla testa e si allontanò per sempre. E il somaro? Non c'era proprio. A volte il demonio era solo un monellaccio. Vincenzo da Montolmo (oggi Corridonia), superiore generale nel 1573 e morto a Messina l'anno dopo, si prese un terribile spavento per colpa del diavolo. Andava da Passignano a Perugia e incontrò per strada un contadino. Costui, avvicinandolo con cortesia e saputo che era il vicario provinciale della provincia monastica dell'Umbria, lo ragguagliò di un fatto tragico: "A Gualdo sono affogati tre frati cappuccini.". Angoscia! Il frate corse di gran fretta - senza mai fermarsi, dice il cronista - verso Perugia. Vi arrivò tutto trafelato e mesto, a differenza del suo solito. |
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