Servizio speciale
BERNARD BUFFET

La Pietà

UN DIO PER L'UOMO D'OGGI
di Louis Evely
parte settima

Se si predicasse questo Dio, non ci sarebbero molti atei. Ma un Dio che giudica, che punisce, che danna, che si vendica, che ci fa del male, mentre lui è invulnerabile... Se non si è atei di un Dio così, significa che non si ha niente nel cuore.
L’ateo che rifiuta un Dio di paura, di oppressione, di punizione, è tanto più cristiano, nel fondo del suo cuore, del cristiano che se ne contenta, del cristiano che crede in un Dio che punisce i cattivi, in un Dio che condanna per l’eternità delle persone che non chiederebbero di meglio che andare verso di lui, in un Dio che si vendica, che fa del male, che manda la malattia, la morte.
Quel che si scrive su certi biglietti cristiani di condoglianze: "È piaciuto a Dio chiamare a sé il suo servo..." è, in realtà una bestemmia.
Credete proprio che Dio abbia piacere a uccidere qualcuno, a separare un padre dai suoi figli, un marito dalla moglie? Dovreste essere atei, se aveste un po’ di coraggio.
A un Dio simile vi rifiutereste di somigliare: sareste migliori di lui.

Ma il Dio cristiano è un Dio che non vuole il male, che non permette il male. Non bisogna dire che Dio permette il male.
Se Dio permette la sofferenza di un solo bambino mentre potrebbe impedirla, allora mi faccio ateo: perché sono migliore di un Dio così. La verità è piuttosto, che Dio soffre talmente del nostro male che non ha saputo resistere ed è venuto a soffrire insieme a noi.
Dio non permette il male. Lotta con tutte le sue forze contro il male; Dio ispira tutti quelli che lottano contro il male, che cercano di lenire il male, di liberare l’umanità dal male.
Ispira tutti i rivoluzionari. Ispira tutti coloro che hanno del cuore e inventano forme sociali nuove, che lavorano per una più grande giustizia, per una maggior verità, per un amore più grande...

Siete per questo Dio o per il Dio che è dalla parte dell’ordine? Perché bisogna sapere molto bene di che Dio si è atei e a chi si crede.
E ripeto: gli atei che rifiutano un Dio di oppressione, di paura, di tristezza, di vigliaccheria, sono più cristiani, nel fondo del loro cuore, dei cristiani che se ne contentano.
Dovrei continuare a farvi un bagno d’ateismo, perché, quando si comincia a riflettere, quel che è meraviglioso è che le critiche degli atei ci costringono ad andare al Vangelo, a leggerlo più in profondità e a scoprirlo come mai lo si era letto.
Ecco il servizio che ci rendono gli atei.
Intanto una domanda che dovremmo farci: com’è per noi la carta d’identità di Dio? Da che cosa riconosciamo Dio? Come vogliamo che Dio ci declini la sua identità?
L’idiota del villaggio - ma da per tutto ha molti fratelli e molte sorelle - risponde così: "Riconosco il mio Dio dal fatto che mi fa paura".


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