Servizio speciale
PIETRO CAVALLINI

Ultimo Giudizio (particolare).

DIO NON " SERVE " A NESSUNO
di Nino Fasullo
parte quinta

Nel 1959 il Concilio era stato soltanto annunciato da Giovanni XXIII, ma il bisogno teologico di entrare in cantiere, sotto la spinta dei mutamenti culturali in corso, era vivo e produceva i suoi effetti.
Tempi di crisi, quindi di critica, quindi di demolizione di ideologie, che diventavano sempre più ingombranti, di concerti tradizionali non più capaci di contenere la nuova intelligenza della fede che andava affermandosi. Lo stesso linguaggio risultava logoro, inadeguato.
Quattro anni dopo, nel 1963, apparve un libro di John A. T. Robinson, il vescovo anglicano autore di Honest to God che diventerà un best seller e che due anni dopo, nel 1965, verrà tradotto in italiano col titolo Dio non è così.
Un libro nel quale l’immagine tradizionale di Dio, meglio, le rappresentazioni più diffuse di Dio contenute nella Sacra Scrittura, venivano frantumate in rapporto a un fenomeno allora dirompente, la secolarizzazione, che toglieva il sonno, si fa per dire, a taluni custodi della tradizione, e svegliava invece dal sonno dogmatico i più intelligenti, i credenti più sensibili e aperti.

In quegli stessi anni, i secondi anni Sessanta, esplose anche la teologia della morte di Dio (non so se qualcuno ne ha memoria).
Il fatto nuovo, anzi singolare, non era tanto l’annuncio della morte di Dio (nell’800 più di uno l’aveva dichiarata) quanto il fatto che questa morte veniva proclamata da religiosi, non da atei irriguardosi, ma da teologi.
Si trattava di una teologia assai povera, molto discutibile, piuttosto ingenua.
Ma se pure sul filo del paradosso, essa esprimeva una crisi profonda di carattere culturale e religioso.
Il suo radicalismo, di fatto, verrà ben presto accantonato, superato dalla teologia latinoamericana della liberazione, che assumeva problemi ben più drammatici di quelli della teologia senza Dio.
Al di là dei limiti, notevoli, che la teologia della morte di Dio presentava, era un forte campanello di allarme, un richiamo a ripensare idee e convinzioni bisognose di essere rivisitate.

Tutte le idee umane sono reformabili. Lo sono molto più quelle su Dio, quelle della teologia. Solo in una società e in una Chiesa statiche e autoritarie Dio è fermo, sempre uguale e immutabile, e la ricerca teologica è scoraggiata e sottoposta a miopi censure.
Dietro la dichiarazione della morte di Dio degli anni ‘60, forse poteva essere colta la morte vera, quella veramente minacciata, la morte dell’uomo, nella cui tomba anche Dio sarebbe disceso.
A tal punto Dio è legato all’uomo. Quella teologia era la manifestazione di un malessere, la richiesta di uno svecchiamento, la domanda di un nuovo sapere teologico.
(Forse i più giovani non lo sanno, ma furono anni di appassionati dibattiti e polemiche che sono serviti a rinnovare concezioni e sensibilità.
E niente, proprio a motivo della loro invincibile inadeguatezza, è suscettibile di revisione più dei concetti di Dio, che hanno sempre bisogno di essere limati, precisati, ripensati, ridefiniti).

Pagina indietro
Pagina avanti
Torna all'indice del Servizio Speciale