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Tornare ad interrogarsi su Dio, su chi egli sia, su quale possa essere il suo disegno sulluomo, sulla storia e sul mondo, è una necessità che fa tuttuno con la nostra dignità di esseri umani, con la nostra intelligenza.
Ed è una necessità che riguarda non solo chi effettivamente avesse abbandonato la fede o avesse rinviato lapprofondimento della questione religiosa, ma anche direi soprattutto chi si fosse adagiato su nozioni e rappresentazioni di Dio apprese nelletà del catechismo e della adolescenza. Infine, interrogarsi su Dio è una necessità anche per chi crede in Dio e ha una costante o intermittente pratica religiosa. Anzi, si può affermare che chi più crede in Dio più si domanda su di Lui e cerca di capire. Chi più sa più vuol conoscere. Le domande su Dio non solo non stancano, ma danno le ali per una più alta intelligenza che apre a ulteriori comprensioni. Scandaloso non è interrogarsi, non è dubitare di Dio: della sua giustizia, della sua equità, della sua capacità di intervenire sulla storia, perfino del suo amore. Scandaloso è non interrogarsi. Chi non ha mai avuto dubbi su Dio, probabilmente non sa nulla di Lui, non si è mai appassionato a Lui. Il libro di Giobbe, per citare unopera tra le più drammatiche della letteratura religiosa, presenta un uomo provato nella fede e nella ragione ma anche non rassegnato a non capire. Giobbe non si arrende, non rinuncia mai a presentare a Dio i suoi dubbi, le sue domande. Non è facile parlare di Dio. Ma la consapevolezza di poter solo balbettare di Lui non ha scoraggiato mai le domande, la ricerca. Dio è irrappresentabile. Non esiste concetto umano che possa ritenersi adeguato a raffigurare laltezza e la profondità, lamore e la sapienza, la santità e la bellezza di Dio. Qualsiasi parola o espressione usiamo per parlare di Lui è inadeguata. Anzi, può essere uno schermo che anziché avvicinare allontana. Dio è supremamente diverso da ciò che noi riusciamo ad affermare di Lui (non cè teologo o santo della storia cristiana che non abbia affermato queste cose). |
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