Servizio speciale
Arte fiamminga

S. Veronica

DIO NON " SERVE " A NESSUNO
di Nino Fasullo
parte seconda

Certo, un uomo può avere chiuso con Dio per varie ragioni, anche buone, persuasive, almeno per lui. L’ateismo, quello serio, quello che talvolta è la risposta estrema a problemi estremi, può essere una scelta non priva di dignità.
Perché non sono pochi i fatti: le ingiustizie tra gli uomini, la morte, la violenza, le sofferenze dei piccoli e degli innocenti; sono molti gli eventi della vita che depongono contro Dio e sui quali gli uomini chiedono a Dio una ragione, un motivo che possa placare l’intelletto se non il cuore.
"Ma dimmi, quand’è che sei buono, buon Dio? Fosti buono quando tu lasciasti straziare dall’esplosione di una bomba mio figlio, che aveva appena compiuto un anno, il mio figlioletto?
Allora fosti buono, vero, quando lo lasciasti uccidere?... No, è vero, Tu l’hai solo permesso. Ma non hai sentito quando urlava e quando esplodevano le bombe. Dov’eri allora, buon Dio?... Quando mai ti sei curato di noi, Dio?".
E Dio non risponde, sembra tacere, Lui il giusto, il santo, l’intelligente, l’onnipotente. Forse non è esagerato dire che talvolta, almeno sotto qualche aspetto, il suo cosiddetto silenzio, e quindi Dio stesso, è causa di ateismo.

Poi c’è la Chiesa. Si dice: Dio è altissimo, insondabile, cosa vogliamo capire di Dio! Ma la Chiesa no. La Chiesa la conosciamo, è vicina a noi, è come noi. I suoi peccati, i suoi tradimenti del Vangelo non sono un mistero per nessuno.
Non è la Chiesa: le sue scelte, le sue opere, le sue parole e i suoi silenzi, il suo passato e il suo presente — per tanti versi, e neppure secondari — non è la Chiesa una delle cause determinanti l’ateismo?
Lo afferma anche il Concilio e, buon ultimo, sembra riconoscerlo anche il suo capo, il sommo pontefice, che per l’anno 2000 ha organizzato un megaperdono per i peccati commessi dai “figli della Chiesa”.
Se una critica, talvolta, si può fare all’ateismo o meglio agli atei è di essere spesso non abbastanza profondi, non sufficientemente coerenti. Infine, non raramente, l’ateismo è una forma di difesa paradossale di Dio e della fede.
Qualcuno ha detto: sono ateo per amore di Dio; grazie a Dio sono ateo; che sono qualcosa di più di una battuta.
Ci si può chiedere tuttavia se l’ateismo, come posizione individuale, possa essere ritenuto un problema chiuso per sempre.
O se invece non debba considerarsi uno di quei problemi che premono, che chiedono di essere riesaminati, se possibile, al riparo da pregiudizi: perché ne va di noi stessi, del nostro essere, della verità che ci riguarda.
È questione troppo importante perché possa essere trascurata o abbandonata con superficialità; perché possa sopportare le definitività solo soggettive, sia pure fittizie o provvisorie.
Infine, per il futuro dell’uomo, che Dio esista o non esista, che ci ami o si disinteressi del nostro destino, non è proprio la stessa cosa.

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