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Pazienza!E spesso la pazienza paga |
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Illustrazione di Ivo Pavone |
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Gli esempi di frati che accettavano inconvenienti senza recriminare e senza darne a vedere, sono frequenti. Non essere servito a mensa per distrazione dellincaricato; mangiare sale invece di zucchero per qualche sbaglio del cuoco; essere punito per errore, o altri incidenti del genere, erano piccolezze che non meritano alcuna attenzione. Perciò non mi ci soffermo. Singolare fu invece lesperienza di Domenico dalla Costa.
Nel 1589 era superiore provinciale e andava in viaggio con il suo compagno Dionisio da Verona (morto nel 1629). A sera tardi, i due si trovavano in strada; si viaggiava a piedi. Il luogo era solitario - o solingo, come si dice in poesia - ma, per fortuna, cera unabbazia! Le cronache, per delicatezza, espressamente non fanno menzione dellOrdine di quei santi monaci. Stanchi e affamati, si diressero verso labbazia. Ciascuno pensava in cuor suo, felice come un bambino: "Grazie, Dio Padre, che hai voluto che erigessero una santa abbazia proprio qui, benedetta dal cielo - e un poco anche da noi! Questi tuoi servi fedeli, e anche nostri fratelli in Cristo Gesù, Figlio tuo e Signore sia nostro che loro - e qui il cuore dei due sobbalzò, per il gaudio -, ci faranno dormire almeno per terra". Bussarono. Era lora di cena: nessuno venne alla porta. Ancora di nuovo e più a lungo. Alla fine, dal portone semiaperto rispose un religioso. Il superiore cappuccino gli disse: "Per amore di Dio e di san Francesco dAssisi, vi chiediamo ospitalità per questa notte". Il monaco: "Vado a dirlo allabate, e vi darò la risposta". Andò. Non ritornò. Labate non rimandò il monaco a dare una risposta. Il tempo passava, e ne passò parecchio: stava facendosi buio. I cappuccini non avevano altra scelta, e ripresero a bussare più forte. Per fortuna labate, dopo cena, cena sontuosa e lauta, commentano le cronache, doveva uscire. Uscì con altri monaci. Visti personalmente i due frati, chiese al monaco, che era andato alla porta, chi mai fossero. "Sono cappuccini". A quel punto labate diede in escandescenze: "Vagabondi! Pi-docchiosi e ubriaconi! Ma che volete? Prendere in giro la gente? Ipocriti e scrocconi. Andatevene via e non fatevi più vedere!". Per tutta risposta, il superiore cappuccino, con umiltà - ma era importante ottenere anche lospitalità! si prostrò ai piedi dellabate e chiese perdono: "Lo meritiamo, molto reverendo padre abate, lo meritiamo! Perdonate la nostra villania". Non lavesse mai detto! Labate si inviperì e così sbraitò: "Anche falsi! Ecco che siete: ipocriti e presuntuosi. Fate le scene di umiltà, vi accusate di essere villani, per ingannare meglio la gente. Questa è una professione non di umiltà, ma di astuzia! Ho detto: andatevene!". Il frate alzò la falda del mantello e replicò: "Gettate qua, molto reverendo padre abate, questi bei fiori e queste margherite: me ne faccio una corona", intendendo dire che quelle ingiurie accettate intrecciavano una corona di gloria per il cielo. Labate gli girò le spalle indispettito, montò a cavallo e si diresse verso un parco dellabbazia. Alle due di notte i frati arrivarono fortunatamente alla casa di un prete povero e alla buona. Furono ospitati da quel semplice prete di campagna.A volte la paziente e santa accettazione pagava bene. Ciò avveniva più frequentemente di quanto immaginiamo. Qui tuttavia ricordo solo un episodio legato ad un avvenimento di natura pubblica. Girolamo da Milano (morto nel 1584) fondò la Provincia cappuccina di Parigi in questo modo. Aveva individuato, nella zona di Parigi, un luogo in cui insediare una comunità e si era recato dal vescovo per avere la licenza. Il vescovo non amava i frati cappuccini e non gli diede lautorizzazione. Anzi lo maltrattò con parole ingiuriose: "Che volete fare, in una città così importante. Siete pezzenti e, a dire il vero, anche un poco stupidi, con rispetto parlando". Il cappuccino, ringraziandolo, gli si inginocchiò davanti e disse: "Monsignore, poiché vi piace che me ne vada, io me ne vado. Ma non saprei partirmene, senza che voi mi benediciate. La vostra benedizione mi guiderà durante il viaggio". Il vescovo si ricredette e gli concesse subito il permesso. Non solo: divenne anche il procuratore dei frati - un ruolo, previsto dalla Regola e dalle Costituzioni, di amici, che facevano le veci dei frati per le loro necessità finanziarie -. |
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