Fioretti cappuccini
Il compagno sgranava intanto gli occhi, mentre la gola gli gorgogliava quasi a dire: " O gola mia, diventa imbuto! ". Furono sistemati in una stretta stalla. La stalla puzzava di buoi: non si riusciva a prendere sonno.
Stanchi e affamati, si diressero verso l'abbazia...

Pazienza!

E spesso la pazienza paga

di Francesco di Ciaccia

Illustrazione di Ivo Pavone


I cappuccini accettavano tutto di buon animo. All’inizio, i ragazzini li schernivano e li prendevano a sassate, tanto era strana la loro immagine. Qui scelgo invece episodi meno comuni e volgari. L’umile e longanime pazienza dei cappuccini emerge sempre: e a volte è anche fruttuosa!

Giacomo da Pietrarubbia si trovava in viaggio nei pressi di Ancona, in località Torrette. Era superiore provinciale intorno al 1570 e faceva la visita pastorale nei conventi. Quel tremendo giorno d’estate faceva un caldo torrido: lui e il compagno morivano di sete. Perciò bussarono alla porta di una casa, per chiedere dell’acqua.
I soldi, i cappuccini neppure li vedevano, e la fiaschetta di acqua era esaurita. La signora, che aprì la porta, offrì volentieri una bevanda. Com’è gentile!, pensarono i due frati, ma non lo dissero: era un complimento troppo “secolaresco”. Però venne loro in mente, tanto la videro premurosa, e tanta sete avevano! Ma dissero: "Che Dio vi benedica, donna cortese e pia!". Sarà stata una terziaria francescana? Non lo chiesero. Incominciò a bere il superiore provinciale.
Sembrava proprio vino: altro che acqua! Ma al primo sorso s’accorse dell’inganno. Tuttavia, riconoscendo la splendida occasione per guadagnare meriti, finì di bere tutto il bicchiere, senza smorfia, e ringraziò: "Grazie, signora, per la bibita che ci ha dato.
Dio ve ne renda merito in questa vita... che sia lunga, e poi nell’altra". Il compagno sgranava intanto gli occhi, mentre la gola gli gorgogliava quasi a dire: "O gola mia, diventa imbuto!". Delusione: il superiore lo tirò via senza dargli la soddisfazione di dissetarsi. Un po’ più in là, gli disse: "Che porcheria! Disgustosissima".
E, gli occhi al cielo: "Grazie, Signore, che mi hai fatto patire un po’ per amor tuo". I due continuarono il cammino con la sete tra l’esofago e lo stomaco.
Un altro giorno, di sera, durante un viaggio, gli stessi frati, Giacomo da Pietrarubbia ed il compagno, si trovarono in gran difficoltà. Sembra che questi due avessero, messi insieme, una fortuna sfacciata nell’avere le occasioni più propizie per acquistar meriti davanti a Dio. Sorpresi da un tremendo temporale, furono costretti a chiedere ospitalità presso una casa: era normale, per i cappuccini, alloggiare dove capitasse.
La casa però era angusta. Furono sistemati in una stretta stalla. La stalla puzzava di buoi: non si riusciva a prendere sonno. E Giacomo, "con grangusto dell’anima sua" - annotano le cronache - gaudioso cantava: "Che olezzo, che olezzo! Ora sì, che siamo ben felici, e felici lo siamo davvero".
Poi ebbe scrupolo per il compagno, e a lui rivolto: "Mi dispiace soltanto per voi. Però abbiate pazienza: diventerete anche voi possessore di un regno - letteralmente, le cronache - più ampio". Al mattino gli ospitanti chiesero loro: "Come avete dormito?". "Benissimo!". E, soprattutto, che aroma!


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