|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
I lamentosi |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
![]() |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La lamentela che sembra allinizio espressione di disagio è solo una necessità per lautocompiacimento. Se dunque vogliamo che a circondarci sia un mondo contento, lasciamo che la lamentela viva.
Chi si impegna a vivere in letizia, generalmente desidera che anche gli altri siano contenti. Una sorta di ricerca dellarmonia, se vogliamo. O, per dirla con parole più pratiche, significa che se qualcuno ha un problema o uninfelicità il tentativo è di andargli incontro, di partecipare al malcontento per aiutare a dissiparlo. Il figlio di un amico è in difficoltà, non riesce a trovare un impiego nonostante lunghe ricerche e tanta buona volontà. Fatti suoi? No, ci si fa in quattro per aiutarlo. Si incrociano le conoscenze. Si tendono le orecchie. Si suggeriscono indirizzi. Fino alla raccomandazione. E quante cene e quante ore dedicate allamica in panne amorosa. Tanto più la richiesta daiuto è esplicita (o intuita) tanto più la disponibilità aumenta: come dire di no? Soldi, chilometri e tempo vengono messi a disposizione. Senza rimpianto alcuno. Per fortuna, molto spesso, la nostra felicità si nutre anche della felicità altrui e si offusca delle tristezze vicine. È il nucleo della socialità. Tuttavia, mi convinco sempre più che rispondere a certi SOS è pericoloso. Pericoloso quanto il buttarsi in una trappola di antifelicità. Non tanto per chi chiede aiuto, quanto per chi risponde. In particolare mi riferisco al caso tanto diffuso dellimbattersi in un lamentoso. Sconosciuto, o conosciuto che sia, il lamentoso sembra avere un fascino irresistibile per colui che vorrebbe tutti contenti. Può essere la vecchia madre che vive da sola. Allofferta di venire ad abitare con noi, gli occhi le si velano: "Come, dovrei abbandonare la mia casa, e fare lospite? [sottinteso e neanche troppo: magari la serva!]. Tutto il mio mondo è qui. Etc.". Bene, allora le si telefona tutti i giorni. Alla domanda: "Ciao, come va?", la risposta è scontata, da copione: "Male. Stanotte non ho dormito. Mi fa male la schiena. E poi sono sempre qui da sola. Non venite mai a trovarmi". Quel mai in realtà corrisponde ad almeno dieci ore settimanali, rubate con fatica a impegni e tempo libero, ma si vede che la matematica è unopinione! Se si è di tipologia generosa il tentativo diventa allora un fare di più, sempre di più. Un di più che per laltro sarà sempre fortemente insufficiente. Non cè scampo. Mi racconta un amico: "Mia moglie si lamentava da anni perché stanca di accollarsi i lavori domestici. Un giorno sì e uno no la fatidica frase: Ma, io, chi sono, la serva?. Capisco, non è certo gratificante strusciare pavimenti, rassettar letti e pentole. Così, alla prima occasione di aumento di stipendio, mi sono deciso, le ho offerto un aiuto domestico. Pensavo che tutto fosse a posto. Macché, non sono passate quarantotto ore: Tu hai deciso di sbarazzarti di me. Non vuoi più aver bisogno di me ". Chiedete a un amico che ama viaggiare, e non è certo molto occupato, di accompagnarvi in qualche viaggio di lavoro. Sì, sono faccende di lavoro, ma anche di festa, spesso con ottimi pranzi e fra gente di un certo valore. Dopo un po la protesta-lamento prende forma: "Quattro ore in treno! Stare in aeroporto!". Ma qualsiasi cenno a non portarlo finisce in un "si vede che viaggi meglio senza di me". |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|