Brasile

Religione-non-religione?

Che se ne fanno di religioni

un miliardo di affamati?

Testo e foto di Alberto Marinetti
parte terza

E tu hai bisogno di guardare in faccia il dio degli oppressori per scoprire il “nostro” Dio, quello dei piccoli. È necessario decodificare le cause del male, se vogliamo debellarlo. Come si è fatto a giustificare le cattedrali nel deserto, i monasteri-caserma, le chiese piazze d’armi in mezzo alle capanne?
È chiaro: chi vive per capitalizzare per il regno (meriti e anime in-sieme), ha il diritto di dire: "Se mi riduco come loro, come faccio a servirli?". Ma è proprio vero che hanno bisogno di noi o noi di loro? Chi siamo noi per pretendere di convertire, incivilire il mondo degli infedeli? Non sono meglio di noi?
Almeno non sono consumisti, non inquinano, non vivono “d’usa e getta”. Le culture native non mettono i genitori al ricovero, non abbandonano i figli, non conoscono la speculazione organizzata, l’economia di mercato.

Io sono sicuro di non essere cristiano. Lo vorrei, ma... Non ci hanno insegnato ad amare un “Dio” maiuscolo, ma l’idea di dio che filosofi e teologi hanno elaborato. Quali i frutti dei sedicenti cristiani? Culti e opere assistenziali. A che prezzo? A prezzo dell’anima dei convertiti! Se mettiamo al primo posto “la salvezza dell’anima” non siamo già fuori pista, perché non ci è lecito dividere ciò che Dio ha unito?
La mia rivolta nasce alla scuola delle vittime. Avessimo una chiesa che annaspa nel buio con noi; umile discepola della storia; sempre in ascolto degli oppressi; libera dai benefattori, sarei costretto a dire: è umana come me.
Non riesco a essere quello che vorrei, ma so di essere in cammino verso me stesso. Prima o poi mi raggiungerò. Invece ci siamo ridotti a un museo. Se fosse proprio vero che le opere assistenziali sono di marca cristiana genuina, perché il Cristo non ne ha promossa neppure una? Dà da mangiare, ma non fa mai l’elemosina.
Il Dio che i poveri rivelano è pratico: se ne intende di riso e fagioli. Cristo è uno che si fa toccare con le mani; uno che entra nella tua vita con le carte in regola: le stigmate del dolore. È uno che sa piantare foreste, mari, stelle, albe e tramonti.
Uno che ha riempito la terra di mele e di banane, di colori e di note. È uno che senti tra i denti quando mangi un frutto, la luce, la musica; quando ti nutri d’umanità.
Io lo conosco solo attraverso la materia, la carne, un tessuto di cellule e di elettroni, lo stesso che veste me, la luna, il sole. A tutti questi esseri mando bacini con Luisinho e faccio ciao con la sua manina.

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