|
|
Il 15 marzo 1953 il patriarca Roncalli giunse a Venezia in una bella giornata di sole che aveva sconfitto la bruma invernale. Gondole e vaporetti pavesati a festa scortarono il nuovo patriarca dalla stazione alla basilica di san Marco per il primo saluto alla sua diocesi.
«Vengo dallumiltà », disse presentando se stesso ai suoi fedeli, « e fui educato a una povertà contenuta e benedetta, che ha poche esigenze... Raccomando alla vostra benevolenza luomo che vuole essere semplicemente vostro fratello, amabile, accostevole, comprensivo. Luomo a cui si addice il titolo di galantuomo ». Un parlare insolito sulle labbra del patriarca di Venezia, ma non tanto inusuale se si pensa al patriarca Giuseppe Sarto, eletto nel 1904 papa Pio X.
Roncalli aveva settantadue anni. La stupenda città di Venezia gli infuse una carica di straordinaria vitalità, anzi, lo riportò alla sua autentica vocazione di pastore danime: «E interessante », annota sul Giornale dellanima, «che la Provvidenza mi abbia ricondotto là dove la mia vocazione sacerdotale prese le prime mosse, cioè al servizio pastorale. Ora io mi trovo in pieno ministero diretto delle anime. In verità ho sempre ritenuto che per un ecclesiastico la diplomazia deve essere permeata di spirito pastorale; diversamente non conta nulla e volge al ridicolo una missione santa».
Il buon pastore va dietro le sue pecore. Non se ne sta nel chiuso lasciandole a guida mercenaria. Roncalli, come si vedrà anche nelle vesti papali, non amava starsene relegato nel suo appartamento. Cominciò subito a farsi vedere in giro.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Lo faceva volentieri anche in Turchia e soprattutto in Francia, tanto da meritarsi il rimprovero di Pio XII, che gli raccomandò una maggiore presenza al tavolo di lavoro della Nunziatura parigina.
A Venezia, non più ministro degli esteri del papa, si attenne principalmente allultimo punto del programma: essere il cuore che benefica. Anche il confondersi con la gente di Venezia, o fra il vociare delle casalinghe ai mercatini, faceva parte del suo programma pastorale dettato dalla sapienza del cuore.
Spesso le donne al mercato di Rialto se lo vedevano comparire fra i banchi di verdura. Si soffermava volentieri in mezzo a loro a discorrere di faccende domestiche. Per spostarsi da un quartiere allaltro della città non si serviva di un motoscafo privato. Saliva sul vaporetto, munito di tessera dellazienda comunale, e si sedeva fra la gente, discorrendo del più e del meno.
I veneziani si accorsero fin dai primi giorni che lo stile di vita del nuovo patriarca era quello di un buon parroco che condivide gioie e pene della sua gente. Anche il suo accento assunse presto la cadenza inconfondibile dei veneziani, il cui dialetto è imparentato con quello bergamasco per la lunga appartenenza di Bergamo alla Serenissima.
Il cardinale Roncalli ama mettersi a livello della gente umile, non con laccondiscendenza di chi sa di godere comunque del privilegio legato allalta posizione sociale e religiosa ma con quellatteggiamento connaturato negli uomini di Dio, quelli, per intenderci, che fanno la storia, come affermava lo scrittore francese Péguy, secondo il quale « la storia non la fanno gli uomini storici, ma quelli di Dio », appunto come don Roncalli, don Bosco, don Guanella, don Giuseppe Benedetto Cottolengo, don Orione. A proposito di questultimo, nel 1921, durante unudienza particolare con Benedetto XV, il papa sollecitò Roncalli a far visita a don Orione. Roncalli si recò alloratorio di Ognissanti e, sceso in cortile, si presentò a un sacerdote per farsi annunciare al fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. «Sono io», gli rispose don Orione, che in quel momento stava giocando a piastrelle con uno dei suoi buoni figli. «Abbia pazienza che finisco la partita».
Seguì poi un lungo colloquio tra il quarantenne don Orione e il giovane Roncalli, che, ricordando lemozione provata in quel 28 marzo, ripeté le parole di san Paolo: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti». In quel prete dalle scarpe grossolane, fattosi fanciullo con i fanciulli, Roncalli ebbe una esemplificazione delle parole di Cristo che nellinfanzia spirituale ha indicato ai suoi discepoli la via migliore per giungere al regno di Dio.
È risaputo che nessun uomo è grande per il proprio segretario. Figuriamoci per il cameriere. Ma per Roncalli cè leccezione.
|
|
|