Servizio Speciale
Tentazioni di un giovane prete
Parte terza
Nel periodo veneziano, il patriarca appuntava sull’agenda:«In casa, visione per le suore insegnanti del catechismo filmato. Osservai la troppa nudità dei maschi: pericolosa per gli occhi delle femmine».
E anche a proposito dei futuri sacerdoti esprimeva preoccupazioni in relazione a tale materia: «Ritengo che queste visite di seminaristi in comitiva a Venezia in questa stagione non sono consigliabili. Troppa nudità e troppa mondanità in giro. Questo problema della moda scorretta mi affligge e mi turba».
Per quanto concerne poi i rapporti con le donne, l’atteggiamento di Roncalli fu sempre improntato a una prudenza che talora - pur senza cadere in eccessi di sessuofobia - può comunque apparire esagerata. Ricorda monsignor Gino Spavento: «Una volta le suore di san Paolo si erano offerte di proiettare al cardinale una pellicola nella quale veniva trattato il problema razziale. Quasi all’inizio del film appariva sullo schermo, in primo piano, un volto di donna, una india, che cantava una canzone, e la scena si protraeva per qualche tempo. Il patriarca è uscito in questa frase, alzandosi di scatto: “Avevo quindici anni quando ho letto sul libro di Giobbe ‘Ho fatto il voto con i miei occhi di non guardare un volto di donna’ e ora, a più di settant’anni, devo perdere il mio tempo a guardare questa figura?”, e se ne è andato».
In particolare, a proposito del celibato sacerdotale, vivace è la testimonianza di monsignor Maurice Queguiner che un giorno ebbe occasione di chiedere a papa Giovanni quale fosse la sua più grande pena: «Lui mi rispose che da ogni parte del mondo gli arrivavano richieste di sacerdoti che volevano essere ridotti allo stato laicale per potersi sposare. Mi disse testualmente: “Quando si dice di un prete che è una bella intelligenza, è un grande elogio. Quando si dice che è un gran cuore, è un elogio ancora maggiore. Ma affianco al cuore ci sono le braccia, e loro vorrebbero avere una donna a questo braccio: che miseria!”».
Già una quarantina di anni prima, in viaggio in Calabria come presidente italiano dell’Opera della propagazione della fede, Roncalli aveva scritto a monsignor Bugarini, con sgomento: «Bova Marina: pensi che di sedici preti, quanti ne conta questa diocesi, ce n'è uno solo che sia fedele alle promesse del suddiaconato (ossia all’impegno del celibato)».
A proposito di tale questione, il cardinale Pericle Felici ha raccontato che «parlandomi una volta della misera situazione dei preti caduti, domandava cosa potesse fare per farli vivere almeno
in grazia di Dio, ma - aggiunse - nulla, nulla farò che possa anche indirettamente scalfire la sacra legge del celibato». Fu severo per un articolo sul “Monitor ecclesiasticus”, a firma di padre Spiazzi, in cui si ipotizzava una doppia classe di clero: quello celibe e quello sposato. Definì la proposta temeraria e avventata (nell’archivio del Concilio Vaticano II si conserva un autografo in proposito indirizzato al segretario di Stato)».

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