Servizio Speciale
Tentazioni di un giovane prete
Parte seconda
La fiducia nella costante protezione del Signore e la ripugnanza per qualunque infrazione alla legge divina gli avevano suscitato, durante gli esercizi spirituali del febbraio 1900, ha parole impegnative: «Il peccato mortale! Quale infamia! Inorridisce al solo pensarci! Ma non meno da fuggirsi, per la sua gravezza e pei funesti effetti che apporta, è il peccato veniale, il quale, quantunque non sia tale da meritarmi l’inferno e la perdita della grazia, tuttavia reca a Dio grande dispiacere.
Or bene, se voglio amare del tutto per sempre il mio Dio devo evitare qualunque mia benché minima azione che possa recargli alcun dispiacere, poiché l’amore è delicato assai».
Il 18 ottobre del 1901, sulla via che da Roma lo conduceva a Bergamo per iniziare il servizio militare, si fermò nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze per invocarne la protezione e per consacrare alla Madonna la propria illibatezza, come nel 1585 aveva fatto in quello stesso luogo san Luigi Gonzaga, «il modello della purezza seminaristica che gli era stato indicato in anni di educazione».
Trascrivendo qualche anno più tardi una citazione di san Giovanni Battista de la Salle - «Non è possibile parlare del brutto vizio della impurità e non riportarne qualche bruttura» - don Angelo commentò: «Grande monito per tutti i confessori e i predicatori. Vedo anche in ciò una riprova della bontà del sistema che pratico e che raccomando: parlare della purità e non trattenermi quasi mai sul vizio contrario. E cosa più edificante anche per chi ascolta, e più persuasiva».
Roncalli, patriarca a Venezia.
È proprio su tali considerazioni che si radicò il rigoroso pudore che caratterizzò Roncalli in ogni momento dell’esistenza. Chiaro riscontro è, per esempio, un’annotazione sull’agenda personale durante la permanenza in Turchia: «Le suore mi proposero di bagnarmi nel Bosforo, valendomi della loro cabina che è ampia, e riservatissima. Preferii declinare e non insistettero. Non ho fatto mai bagni di mare, e questo spogliarmi, anche se con tutti i riguardi, mi ripugna».
Un’autorevole testimonianza giunge anche dal dottor Pietro Valdoni, che lo assistette in Vaticano: «Una volta chiese a me e al professor Mazzoni notizie sull’anatomia della prostata, di cui si diceva che egli soffrisse per una infiammazione; ma quando comprese che si trattava di un organo annesso alla sfera genitale volle subito troncare il discorso».
Mentre strappa un sorriso la confidenza rivelata da monsignor Luigi del Gallo Roccagiovine, che fu tra i prelati dell’anticamera pontificia: «Cose riguardanti la generazione mi disse di averle apprese a ventotto anni, quando era già sacerdote. E siccome io gli chiesi se non avesse studiato in seminario teologia morale, egli mi rispose: “Ma che vuoi che si capisse... Poi era tutto in latino”».

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