Marta e Maria
Tutti pazzi per Daria
di Monica Vanin
Parte seconda ed ultima
Né Silvana né Santiago, invece, hanno mai pensato seriamente a gesti di rifiuto, come quello di non riconoscere la bambina o affidarla a un istituto. È prevalso invece quello che Santiago definisce “l’ottimismo che è dentro tutti noi”, e che ci ripete che la vita può vincere, che le cose non devono necessariamente volgere al peggio.
Così, questo papà coraggioso ha firmato e l’operazione, lunga e impegnativa, è riuscita: la piccola colonna vertebrale è stata richiusa e la bimba ha cominciato ad aprire i suoi meravigliosi occhi sul mondo. Il liquido che le deformava la testolina è stato aspirato con successo, qualche tempo dopo.
E Daria, che già era diventata la beniamina del reparto ospedaliero (dove è rimasta in terapia per due mesi, in compagnia della mamma), ha cominciato la sua misteriosa opera di… seduzione e conversione involontaria su tutti quelli che la incontrano.
La fermezza penetrante del suo sguardo, quando è seria, e la tenerezza fiduciosa che esprime quando sorride, conquistano tutti a prima vista, anche quelli che non sanno nulla del suo problema.
Ha mobilitato tutto l’amore di cui le persone che la circondano erano, anche a propria insaputa, capaci. Alcuni medici hanno collaborato dimostrando disponibilità umana, oltre che competenza.
Ma un aiuto ben maggiore è stato fornito dai numerosi familiari e da altri compagni di strada: da una signora, ad esempio, che ha aiutato Silvana a ritrovare la fiducia e a “comunicare” con la bimba mentre ancora le navigava nel grembo.
“Pensate che Daria, prima della nascita, era ancora più vivace di suo fratello Matteo, eppure non poteva muovere le gambe! Come potevo credere che fosse destinata alla paralisi, o a qualcosa di peggio?” esclama la nostra piccola “madre coraggio”, che si è seduta a tavola, ma anziché mangiare preferisce parlare con noi.
“Mia madre, in particolare, mi ha trasmesso la sua fede grande, e mi ha sempre detto di non aver paura, che tutto può essere superato.
Io in qualche modo sentivo che sarebbe arrivata una prova, anche se immaginavo di poter affrontare una cosa del genere. Invece… Sarà anche stata la Madonna di Monte Berico…” conclude Silvana, col più luminoso dei sorrisi. “Daria ha voluto nascere l’8 settembre, che è anche la festa della nostra Patrona. Vuol dire che ci penserà lei, no? Pensa già a tanti bambini…”.
Detto e fatto. Grazie a una terapia d’amore, che è poco definire intensiva (compresi i massaggi quotidiani praticati da Mariella), e alle terapie mediche, Daria ha cominciato a muovere volontariamente i muscoli delle cosce, che qualcuno aveva detto “inesistenti”.
Sa servirsi anche degli addominali, si alza da sola sulle ginocchia, si muove gattonando, svelta e allegra come tutti i bambini. Sta imparando rapidamente ad articolare i suoni, comincia a formare le prime parole.
Capisce ogni cosa e si fa intendere alla perfezione. I medici del Centro vicentino che studia e cura i pazienti affetti da spina bifida trasecolano a ogni visita di controllo, davanti ai suoi progressi.
«Non voglio prendermela con i medici» dice Silvana con franchezza, ma senza rancore. «Sono condizionati dalla paura: ogni volta che fanno un piccolo errore, i pazienti li denunciano, tirano in ballo le assicurazioni…
Così, scelgono di prospettare sempre il peggio: poi, se le cose vanno meglio, è un regalo per il paziente. Certo, un incoraggiamento da parte loro farebbe bene; noi, purtroppo, non ne abbiamo ricevuti molti».
La serenità di Silvana e dei suoi cari è contagiosa. Siamo qui a parlare di queste cose senza sentire il cuore pesante, anzi, col sorriso sulle labbra . “Daria ha dei problemi, naturalmente: per esempio, deve essere assistita per quello che riguarda la vescica e l’intestino” aggiunge Silvana. «Forse avrà bisogno di essere operata ancora.
Noi però continueremo a cercare di aiutarla sempre meglio: ci informeremo anche all’estero, chiederemo... Tanto, quando mi capita di sentirmi giù, arriva mia mamma a scrollarmi, e riparto di nuovo. E poi dico, la vedete? Non è splendida?».
Certo che lo è.
Non ha smesso di sorriderci un minuto, vuol continuare a giocare e al momento dei saluti allunga la manina fin dentro l’automobile. Sei al sicuro, bambina. Dio ti ha fatta nascere in una fortezza di angeli.
E se per caso qualcuno di loro non era ancora angelico a sufficienza, al tuo arrivo, ci hai pensato tu, minuscolo serafino che voli senza ali da un abbraccio all’altro (l’hanno scritto in una poesia), a renderlo simile a te.

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