Editoriale
di P. Francesco Calloni
Missioni
in
svendita
Prima parte
Non lo scrivo per fare "scoop" ad effetto o per lanciare uno slogan ai giovani che puntellano la vita di frasi celebri ed altisonanti.
La missione della Chiesa è strana, anzi stranissima : «Sarete miei testimoni fino all'estremità della terra». Il progetto ha già in sè quanto basta per fargli attribuire il premio Nobel della temerarietà e dell'incoscenza.
Ma una volta proposto, il buon senso si aspetterebbe quantomeno che il gruppo che tenta l'avventura parta ben equipaggiato, che si organizzi, che si divida bene i compiti, che si strutturi con chiarezza.
Disilluditi. La Chiesa missionaria non parte per le missioni come gli eserciti romani che conquistavano il mondo.
Parte invece alla garibaldina. Inizia addirittura con un programma anarchico.
Pietro, infatti, nel primo discorso missionario cita il profeta Gioele che dice: «Allora i loro figli e le loro figlie profetizzeranno,i loro giovani avranno visioni e i loro vecchi dei sogni.
Ed io, sui miei servi e sulle mie serve diffonderò il mio Spirito».
Si annuncia che lo Spirito investe tutto il popolo e ne beneficeranno soprattutto i più destituiti di potere: i giovani tenuti ancora sotto tutela, i vecchi ormai fuori gioco, i servi e le serve le cui condizioni erano vicine a quelle delle bestie.
Ecco perché si tratta di un programma missionario anarchico: il nuovo popolo di Dio sorge sul principio sovvertitore dell'ordine che non solo le autorità religiose, ma tutti sono ispirati e tutti devono perciò essere valorizzati perché ognuno metta il proprio dono a servizio di tutti.
Nell'immaginazione popolare la missione è ancora legata alla figura biancovestita dell'europeo che intraprende un cammino pieno di pericoli per portare la parola di Dio insieme alle medicine, alle tenaglie e martelli ed a un baule di pantaloni per i poveri africani nudi.
È certo che una certa forma di missione che ha impegnato le energie delle chiese fino a pochi anni fa, è destinata a scomparire.

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