Brasile
L'unica patria è la razza umana
Testo e foto di Alberto Marinetti
Parte seconda ed ultima
Ne esce una figura astratta, capricciosa, che fa le grazie a chi vuole, un castigamatti che gioca al paradiso e all’inferno.
Se non ci fossero soluzioni al problema della fame, il primo colpevole sarebbe Dio stesso.
Il male è talmente strutturale, che, o si trovano soluzioni globali o non si fa che solleticare la pelle del male istituzionale.
È evidente che ci vorrebbe una legislazione protezionistica a favore dei popoli in crescita. Come mettere sullo stesso piano economie post-industrali, computerizzate ed economie di sopravvivenza? Senza una visione etica globale non c’è via d’uscita.
Ci condanniamo da soli all’impotenza con la scusa che il male strutturale è più grande di noi, che non possiamo farci niente. Bisogna dimostrare il contrario con fatti concreti. Per esempio: quello che spreca un americano sarebbe sufficiente a sfamare cinque africani.
Arrivare a pensare in termini di popoli fratelli. Abbattere i muri e le muraglie tra popolo e popolo. Ci fanno credere che il male è più forte di noi.
Come dire che Dio è più debole delle forze del male; che la fede che ci ha dato non serve a mutare le vicende umane; che il «Salvatore del mondo» salva ben poco!
Non sono ridicole le patrie nell’epoca del villaggio globale e interdipendente? Come rispondono i patriottismi ai mari inquinati, all’estinzione delle risorse, alle fasce d’ozono sforacchiate, alle foreste svenate?
L’unica patria è la razza umana che, per la prima volta nella storia, corre il rischio dell’autosterminio. Nessun codice contempla questo crimine.
Macino queste preoccupazioni, mentre sono alle prese con i denti marci di Pitonho. Dò spazio ai popoli-fratelli nella notte. Il silenzio è propizio ai grandi orizzonti. L’anima, nel dormiveglia, lavora meglio.
Attraverso le emorragie della storia: Auschwitz, Hiroshima, fame, schiavitù, desaparecidos, apolidi, meninos de ma.
Ho messo sull’altare l’uomo-bambino. È lui che mi fa vibrare Dio, me lo fa sentire vivo e presente nella vita.
Nottetempo mi pare di uscire dal punto fermo del mio piccolo essere per vivere la circonferenza della vita, dell’universo, della storia. Farsi circonferenza. Forse Dio è punto fermo e circonferenza insieme?

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