TRISTANO E ISOTTA

Troppo bello per essere vero

testo di Francesco di Ciaccia

foto di Damiano Morandini

parte terza

La contraddizione tra sentimenti e fedeltà feudale indusse la cultura a proiettare l’amore su una dimensione metafisica: l’amore genuino è un bene fatale ed impossibile; è perciò necessaria la morte. Qui ne sono rispettivamente simboli letterari il filtro magico e l’inganno della vela. L’amore è attribuito al filtro magico: cioè al destino. Per di più beffardo: l’amore esplode malgrado ogni intenzione. Poi l’inganno della vela compendia tutte le peripezie che tengono avvinti e al contempo lontani i due innamorati: l’amore non è possibile in questa vita. Tristano, allorché viene a sapere della vela nera, muore di dispiacere: gli vengono a mancare le forze e dice tra sé, rivolgendosi in cuor suo all’amata Isotta, credendo che non sia venuta: "Più non posso, bella amica, tenere la mia vita per farvi cambiare intenzione. Questo però mi consola, che avrete pietà della mia morte". E pur sapendo che ella non è venuta, come gli ha fatto credere la moglie, è certo che un giorno, chi sa quando, chi sa come, lo amerà! E dicendo tre volte: “Amica Isotta”, alla quarta rende lo spirito. Poi finisce di vivere anche la bella Isotta. Così Tristano muore del suo amore, ed Isotta della sua tenerezza femminile.
Conclusione amara, che tuttavia ha affascinato secoli di fantasia. Forse, qualcosa di vero c’è, in questa fatalità dell’impossibile. Forse la vera “anima gemella”, quella con cui si è insieme come da sempre e per sempre, trascende il tempo. E sta al di qua e al di là del prevedibile. Sta dove? Non si sa.
Ma certo è che l’uomo si sente stordito, di fronte al mistero dell’amore.
...costei gli richiama nel nome e nei lineamenti la precedente Isotta. Quindi la sposa.
E dicendo tre volte: " Amica Isotta", alla quarta rende lo spirito.

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