Fioretti cappuccini
Un giorno passando su un ponte di Venezia... venne deriso da alcuni giovinastri... "Uno di voi andrà adesso davanti al Giudice divino..."
Quand'ecco, d'improvviso, il cielo si coprì tutto di nuvole e si scatenò un temporale. Un fulmine colpì l'usuraio in piena testa.

Uomo avvisato...

Premonizioni quasi celestiali

a cura di Francesco Di Ciaccia

disegno di Ivo Pavone

parte terza

 

Si tramanda che particolarmente dotato del dono di anticipare il futuro e di conoscere fatti occulti fu Battista d’Arzona, morto a Catanzaro nel 1564. Ne ricordo un episodio che mette in luce come quel frate e gli antichi cappuccini stabilivano il rapporto tra l’esito a venire e la morale da osservare. Un barone di Catanzaro si ammalò e, sapendo della santità di fra Battista, si fece raccomandare caldamente alle sue preghiere, per poter guarire. Il frate mandò a dirgli: "Non guarirà, se prima non avrà sposato quella tal donna, che è nel suo castello". Incredibile!
Il frate non poteva sapere della tal donna, a cui in effetti il barone aveva promesso di sposarla, ma che ancora non si decideva a condurre in matrimonio! Sì, certo: qualcuno lo sapeva. "Ma non certo il frate", pensò il barone. E cosa fece, quel buon uomo? Sposò la donna, e poi guarì. La gente si rivolgeva spesso al preveggente, per sapere ora questo, ora quest’altro, sul futuro! Ma spesso era lui stesso a offrire anticipazioni, anche se non richieste.
Un gentiluomo si raccomandò alle sue preghiere per il figlio, che sembrava moribondo. Il frate gli disse personalmente: "Non solo guarirà, ma sarà la gloria della sua famiglia". Il giovane guarì e poi fu di grande onore per la sua famiglia. La premonizione sui futuri figli è stata sempre molto diffusa, e data da tempi immemorabili.
Capitò anche ai cappuccini. Ad esempio, Lodovico di Reggio Calabria incontrò per strada un conoscente di Monteleone, che si era sposato da poco. Il frate non sapeva del recente matrimonio, perciò l’uomo gli comunicò il felice avvenimento. Era così contento, quello sposo! "Avrete con vostra moglie - profetizzò il frate - dieci figli: cinque maschi e cinque femmine". E così avvenne. Un altro signore invece si raccomandò alle preghiere del cappuccino, per avere un figlio: proprio non gli venivano! Il frate lo rassicurò: "Lo avrete, ma nascerà morto".
E così fu. Uomo avvisato... Per fortuna, la preveggenza serve anche a salvare la propria pelle. E a far fallire i colpi dei nemici. Molto istruttivo è il caso di uno dei primi superiori generali cappuccini, Girolamo da Montefiore. Era andato in Sicilia per affrontare la questione di alcuni frati che, essendo usciti dall’Ordine senza autorizzazione, erano, in forza del diritto, apostati.
Li voleva tra le sue mani, per punirli come meritavano e per toglier loro dalla testa ogni altro grillo... La faccenda però divenne seria, perché i frati apostati erano difesi dalle proprie famiglie, che erano potenti e d’alto rango, lì in Sicilia! Poiché il superiore generale non desisteva dall’intento di acciuffare i frati, le famiglie gli fecero sapere che, se non smetteva, gliela avrebbero fatta pagare cara. Allora egli, preoccupato, si nascose presso un potente nobile, che gli era favorevole. In quella casa si era abituati a mangiare nel giardino: era estate. Al superiore generale fu riservato un posto a capotavola: egli, trovandosi tra gente nobile, si comportava come si conveniva, né poteva rifiutare, essendo egli difeso da quei signori.
Ma una sera non ci fu niente da fare: mettersi in quel posto, assolutamente no! E insistere era inutile! La tavola era vicino al muro di cinta del giardino. In un bel momento, una pietra molto grossa, proveniente dall’esterno, cadde proprio sul posto occupato abitualmente dal cappuccino.
Chiaro: i nemici avevano cercato di ammazzarlo. Così la preveggenza gli salvò la vita. Le profezie sulla propria morte o su quella di confratelli erano, come dire, a portata di bocca; ma in un caso un frate si fece scavare anche la fossa.
C’erano due frati che le cronache ricordano insieme: Francesco da Jesi e il suo compagno Giambattista da Norcia - il frate non chierico al servizio di un superiore provinciale o generale -. Nel 1549 Francesco morì e gli si scavò la fossa nell’orto del convento. L’altro disse a chi scavava: "Fatela più larga, in modo che ci stia anche un altro". La fatica si fa una volta sola! Così si fece.
Otto giorni dopo fu messo nella stessa fossa anche Giambattista. Dieci anni dopo, per lavori di ampliamento della chiesa, si scavò nell’orto: i due, vicino l’uno all’altro, sembravano ancora vivi. Non ci si crede: quando un operaio colpì inavvertitamente con la vanga un piede dei defunti, ne uscì del sangue a fiotti.


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