Fioretti cappuccini
Un giorno passando su un ponte di Venezia... venne deriso da alcuni giovinastri... "Uno di voi andrà adesso davanti al Giudice divino..."
Quand'ecco, d'improvviso, il cielo si coprì tutto di nuvole e si scatenò un temporale. Un fulmine colpì l'usuraio in piena testa.

Uomo avvisato...

Premonizioni quasi celestiali

a cura di Francesco Di Ciaccia

disegno di Ivo Pavone

parte seconda

Una volta che il medesimo Grisostomo da Goglionese si trovava nel suo paese, un gruppo di notabili, uniti in una confraternita, facevano gli esercizi spirituali nella chiesa di Goglionese. Sapendo che Grisostomo era lì e conoscendo la santità della sua vita, il sindaco del luogo gli chiese di far loro un sermoncino.
Dapprima il frate cercò di esimersi, reputandosi incapace per tale compito, poi cedette e disse ai partecipanti, alla fine della predica: "Bisogna perseverare fino alla fine. Altrimenti questa confraternita svanirà d’un colpo come fumo, e perderete anche il merito d’aver incominciato".
Profetico! Di lì a poco la confraternita si sfaldò, e tutti interpretarono le sue parole come pre-monizione da Dio ispirata. E ricordandosi di quell’avvertimento: "Se avessimo - dicevano- badato meglio al suo presagio!". Come si suol dire, gente avvisata...
Più sorprendente era il caso in cui la predizione riguardava chi non si conosceva neppure e non si era mai visto. Avvenne ad esempio a Francesco da Soriano, mentre predicava a Terni nel 1541. Ad un tratto, preso da un interiore impulso, si voltò di scatto verso la porta della chiesa, così apostrofando: "Usuraio peccatore, poiché non ti converti, verrà dal cielo una saetta che t’ammazzerà!". In quell’istante entrò un uomo: né lui conosceva quel predicatore, né il predicatore conosceva lui.
Non passò molto tempo - questione di giorni -, che avvenne ciò. Il cielo era sereno: neppure una nuvola a perdita d’occhio. Quand’ecco, d’improvviso, il cielo si coprì tutto di nuvole, e si scatenò un temporale. Un fulmine colpì l’usuraio in piena testa. Ma non sempre le premonizioni erano su esiti infausti.
Grisostomo da Goglionese, sempre nei giorni in cui si trovava al suo paese, andò da suo fratello, tal don Livio. Costui era molto afflitto. Il frate gli domandò: "Perché sei così scontento?". Gli rispose: "Non è che non sia contento per me stesso: sono felicissimo. Ma è che stamattina ho ospitato un povero infermo forestiero, tal Salvatore da Santo Stefano di Calascio d’Abruzzo, perché non morisse per strada come un cane. Mentre ho mandato a chiamare un medico, l’infermo ha perso la parola e, senza potersi confessare, ora sta morendo. Penso che morirà per questa sera. La mia tristezza è perché egli morirà in casa mia senza i sacramenti".
Il frate, come ispirato, disse: "Rallegrati, fratello. Egli si confesserà e si comunicherà, morendo da buon cristiano". "E come ciò sarà possibile?". "Il Signore gli darà la voce per confessarsi". Come avvenne.
Un poco rianimatosi, il moribondo poté confessare i suoi peccati al parroco del luogo, don Giovanni Cerifoglio - all’epoca il ministero della confessione era legato a rigide giurisdizioni territoriali - e poi morì contento. Faustino da Reggio Calabria, frate non chierico, previde un fausto evento per tutta la città di Reggio: l’armata turca non sarebbe entrata nella città. Si era nel 1573.
Tutto faceva presagire che i turchi volessero sbarcare dalla Sicilia a Reggio e occupare la città. La gente incominciò a scappare verso nord, cercando di salvare quel che aveva e portandosi via quel che poteva.
Ma Faustino andò incontro ai fuggitivi e assicurò: "Statevene quieti nelle vostre case, perché i turchi non arriveranno qui". Una burrasca impedì ai turchi di attraversare il mare, e così i turchi non giunsero mai a Reggio.

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