Come giocano i bambini africani
Servizio speciale
testo di Giovanna Soldin

foto di Franco Merici

Parte terza

Dal più semplice al più elaborato, dalla più pura creazione di bimbo fino a quello che, oggi, in un mondo che gira tutto alla rovescia, è l’ultima creazione del “forgeron” disoccupato, del “forgeron” a cui nessuno più commissiona gioielli d’argento, spade e pugnali, perché nessuno più ha i soldi per il superfluo, perché l’arma da fuoco ha preso il posto di quella da taglio.
Il giocattolo raggiunge il suo massimo livello artistico, ma è svuotato del suo significato originario. Può essere venduto, magari ad uno straniero, e dare così il suo contributo all’economia della famiglia. È un piccolo capolavoro dell’“arte povera”. Di quell’arte che non nasce da materiali pregiati, ma si origina da quelli che sono i rifiuti creati dalla società dei consumi, è la sublimazione della latta, della plastica, del cartoncino, dei fili di ferro.
È il trionfo dell’arte d’arrangiarsi, dell’ingegno e della fantasia. È una parte d’Africa anche questa, uno scorcio particolare, colto dall’obiettivo attento di chi l’Africa la conosce, di chi in Africa ha veramente vissuto, di chi, con l’Africa, ha dei legami che vanno ben al di là del semplice sguardo del viaggiatore.

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