I videogiochi
Servizio speciale
parte seconda

 

Un altro dibattito in corso riguarda i videogiochi a contenuto violento. Ci si chiede se inducono a comportamenti distruttivi o invece svolgono una funzione catartica. I catastrofisti li accusano senza esitazione di essere dei “cattivi maestri”.
In realtà le ricerche non confermano l’ipotesi che esista una stretta correlazione di causa-effetto tra esposizione visiva di scene di violenza e comportamento distruttivo. È sì vero che i videogiochi a contenuto violento tendono ad aumentare il livello di aggressività, tuttavia ciò è anche strettamente collegato:
— alla personalità di colui che gioca;
— al suo contesto familiare;
— all’ambiente socioculturale in cui è inserito.
In altri termini, predilige i videogiochi a contenuto violento, ed è da essi particolarmente influenzato, chi vive in ambienti esplicitamente o subdolamente aggressivi e repressivi. I soggetti che hanno interiorizzato una forte carica distruttiva sono quindi più reattivi rispetto a chi gode di una sostanziale serenità d’animo.
Se dunque il bambino preferisce i videogiochi a contenuto violento si dovrà concludere che soffre di disturbi psicologici precedenti all’uso del videogioco stesso. Altri, che potremmo chiamare gli ottimisti o integrati, rispetto ai video giochi, si collocano invece su posizioni opposte e sono pronti a enumerarne gli aspetti benefici. I videogiochi soddisfano un’esigenza primaria della mente del bambino: l’istintiva curiosità, la pressante avidità di stimoli e di novità, il bisogno di fantasticare.
Inoltre costituiscono una buona introduzione al mondo dell’informatica. Soprattutto favoriscono l’instaurarsi di strutture mentali e processi cognitivi che la società di domani richiederà con sempre maggiore urgenza.
È un dato di fatto che ci si sta avviando vertiginosamente verso un’era tecnologica sofisticata, è quindi opportuno che il bambino si prepari alla vita attraverso quei tipi di giochi che riflettono il mondo in cui si troverà a dover vivere.
Tali giochi si vengono insomma a collocare entro le coordinate spazio-temporali della cultura attuale. Per certi versi i videogiochi preparano alla vita adulta, dal momento che il futuro sarà sempre più dominato dalla tecnologia informatica. I bambini che apprendono a usare il computer per i loro giochi, iniziano infatti a pensare in modo diverso dai coetanei che non li usano.
Un problema non lo risolvono facendo un ragionamento che porta passo dopo passo alla soluzione, ma lo analizzano contemporaneamente da più fronti, tenendo conto di come ognuno dei possibili approcci può influenzare gli altri. Entro quest’ottica i videogiochi non vanno dunque demonizzati in massa.
Come abbiamo accennato, la loro positività o negatività dipende piuttosto dal tipo di gioco, dai contenuti, dai modi e dai tempi con cui vengono utilizzati, oltre che dalle caratteristiche di personalità dei fruitori. Perché non siano nocivi occorre quindi, più che altro, un uso moderato di questi nuovi giochi.
Ciò significa che è opportuno non far mancare al bambino, specie se ancora piccolo, i giochi e i giocattoli tradizionali. Inoltre il tempo dedicato ai videogiochi non deve sottrarre spazio alla lettura, all’attività sportiva, agli incontri con i coetanei.


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