MISSIONI E POPOLI

Brasile

Caro Dio

testo e foto di Alberto Marinetti
parte quarta

In fondo, che differenza fa? Io sono alle prese con uno scampolo di questa umanità: Giovanna succhia il dito a 14 anni; quasi tutti fanno a letto; diversi balbettano; alcuni urlano di notte e altri vivono con i nervi a fior di pelle. "Qalunque cosa fatta al più piccolo dei miei fratelli è a me che l’avrete fatta".
Mi costa crederlo quando i miei ragazzini si fanno i dispetti: Pepeo nasconde la biancheria mentre gli altri fanno il bagno all laghetto; Norberto piscia addosso ai più piccoli; Ronaldo mette il dito nel sedere di Ruse; Erle colleziona le mutandine dei ragazzini; Rone sa solo bisticciare.
È in loro, birichini, disobbedienti, noiosi, che devo venerare il mio e tuo Gesù? Io che sognavo una nuova società, devo accontentarmi di controllare che si lavino i piedi prima di coricarsi; che i piscialetto non nascondano le lenzuola; curare Sonia che corre dietro ad ogni ragazzino; separare Ruse e Ivan quando bisticciano con la roncola; badare Adriana quando insegue i colombi sul tetto.
Cose piccole e feriali che cerco di far convivere con gli slanci e le passioni planetarie per una nuova umanità. Poi devo credere che tu, Dio, hai sfidato tutti ponendoci quel dilemma terribile: "Se non vi farete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli".
Lo credo nonostante le bizze di Adriana, le stramberie di Ivan, i capricci di tutti quanti. Con te ho messo sull’altare l’uomo-bambino. Mi sciolgo quando uno di loro mi viene in braccio e appoggia il capo sulla mia spalla e si abbandona. Oppure quando Adriana mi abbraccia forte forte. Rimango interdetto.
Come davanti al misero. E mi sento dire dentro: "Dio deve essere così: uno che si consegna, si fida; uno che ha fiducia nell’uomo. Dio, solo tu puoi essere così, non altri". Non è il caso di dire, quindi: "Cristo. è il popolo impoverito, il popolo impoverito è Cristo?".
Quanta sapienza nella cultura popolare che chiama "povero cristo" ogni sventurato! La vittima è sacra prima d’ogni religione. Dire "Cristo è vittima" e "la vittima è Cristo" non è la stessa cosa? Dio, cosa celebri tu? Solo la vittima, le vittime della storia. Non è questo il vero culto a Dio che tutti possono celebrare? Non sei Tu, Dio, che piangi in chi si dispera, in chi è crocifisso?
La vittima non è sacra prima d’ogni religione ufficiale? Il cuore d’ogni religione. La religione di tutti, che accomuna tutti i popoli, tutte le culture, tutte le religioni. Perché non ripartire da lì? Non ti pare che le reigioni si dichiarano universali in linea di principio e, in pratica, si comportano come ghetti fondamentalisti, sette culturaliste, torri d’avorio dottrinali ed esclusiviste?
Dio: posso dirti tutto quello che mi scotta dentro? Se vuoi celebrare la tua paternità universale; se vuoi celebrarti come il Dio di tutti, entra nel cuore della vittima. A piedi scalzi. Inginocchiati. Chiedi perdono e bacia le sue stigmate.
L’alba si colora di rosa, passando per le sfumature dell’arcobaleno. La stagione delle piogge è finita. L’azzurro si fa più intenso, quasi cobalto. Ed io continuo a sognare l’umanità sulla corda dei funamboli.
Mi pareva di vedere, in dissolvenza, tanti volti, tante razze. I lineamenti si intrecciano, si sovrappongono, si fondono fino a diventare un solo volto: quello dell’umanità che mi è sorella e madre.
Un’infinità di volti, Dio, non è la cosa che più ti assomiglia?

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