Franco Loi

La voce della poesia ossia la poesia della voce

di Vittorio Cozzoli
Il primo ciclo, durato alcuni anni, poteva essere posto sotto la rubrica "DALLE POESIE Al POETI". Questo secondo ciclo ci piacerebbe intitolarlo: "DAI POETI ALLE POESIE".

L' intenzione non é quella di sottoporre i poeti alle solite interviste, ma di lasciarli parlare il più liberamente possibile, nella direzione che più qui ci sta a cuore: il misterioso legame che lega un poeta alla sua poesia , al suo dire a se stesso e agli uomini, senza pensare a ideologie, a poetiche, ad interventi letterariamente mirati.Iniziamo con Franco Loi, uno dei maggiori poeti viventi.

Cozzoli: La poesia che nasce da te, nasce perché tu la vuoi o perché viene, come si diceva un tempo a visitarti?

Loi: Io non ho mai pensato di scrivere poesie. Io, quando ero ragazzo, volevo scrivere romanzi, racconti, o fare l'esploratore, il pilota. Non è che avessi questo volontarismo di carattere letterario. Poi ho cominciato a scrivere in tarda età. Ho co-minciato a scrivere a trentacinque anni, poesie, e poi ho scritto in milanese, una lingua che non credevo di avere così dentro di me, tale da diventare la lingua della poesia. In casa mia si è sem-pre parlato in italiano. Penso che quando sono veri i poeti non abbiano volontà di essere poeti. Sai, il poeta pensa sempre ad altro. Quello che è stato fondamentale nella mia vita, è stato la ricerca di una verità, e lo sperimentare, il continuare a provarmi nella vita.

Cozzoli: Questo associare poesia e ricerca della verità, cioè bisogno di verità e bisogno di poesia, si è andato modificando lungo gli anni?

Loi: Sì, come avviene in tutti. Io credo che all'inizio si è pieni di entusiasmo e trovi, come dire?, la verità nelle ideologie. Ti pare che la verità risieda negli altri e non dentro te stesso. E tipico dell'adolescenza questo. Si vuole essere come gli altri, perché si pensa che gli altri posseggano la verità. Poi le passioni portano a vivere certe vicende e certe idee o certi momenti del capire, del conoscere la vita come se fossero verità. In realtà, poco alla volta capisci che la verità è un'altra cosa, è uno stimolo, una piattaforma della libertà, ma non è assolutamente un punto di arrivo.

Cozzoli: Non per interromperti intervengo, ma per preoccupazione che mi porta a considerare questo: fino ad oggi gli "esperti", gli "specialisti" della verità sono stati i filosofi e i teologi, non i poeti. Ecco la domanda: il rapporto di un poeta con la verità, all'interno del viaggio con la poesia, ha dei vantaggi rispetto al modo più razionale, sistematico o dogmatico di trattare la verità? Quale può essere il vantaggio o il limite di un poeta rispetto a filosofi e teologi?

Loi: Ecco, secondo me è proprio questo. Il poeta si pone di fronte all'Ignoto con la modestia che c'è anche in quelli che sembrerebbero essere i più superbi.


Sommario