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Franco LoiLa voce della poesia ossia la poesia della voce |
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Il primo ciclo, durato alcuni anni, poteva essere posto sotto la rubrica "DALLE POESIE Al POETI". Questo secondo ciclo ci piacerebbe intitolarlo: "DAI POETI ALLE POESIE".
L' intenzione non é quella di sottoporre i poeti alle solite interviste, ma di lasciarli parlare il più liberamente possibile, nella direzione che più qui ci sta a cuore: il misterioso legame che lega un poeta alla sua poesia , al suo dire a se stesso e agli uomini, senza pensare a ideologie, a poetiche, ad interventi letterariamente mirati.Iniziamo con Franco Loi, uno dei maggiori poeti viventi. Cozzoli: La poesia che nasce da te, nasce perché tu la vuoi o perché viene, come si diceva un tempo a visitarti? Loi: Io non ho mai pensato di scrivere poesie. Io, quando ero ragazzo, volevo scrivere romanzi, racconti, o fare l'esploratore, il pilota. Non è che avessi questo volontarismo di carattere letterario. Poi ho cominciato a scrivere in tarda età. Ho co-minciato a scrivere a trentacinque anni, poesie, e poi ho scritto in milanese, una lingua che non credevo di avere così dentro di me, tale da diventare la lingua della poesia. In casa mia si è sem-pre parlato in italiano. Penso che quando sono veri i poeti non abbiano volontà di essere poeti. Sai, il poeta pensa sempre ad altro. Quello che è stato fondamentale nella mia vita, è stato la ricerca di una verità, e lo sperimentare, il continuare a provarmi nella vita. Cozzoli: Questo associare poesia e ricerca della verità, cioè bisogno di verità e bisogno di poesia, si è andato modificando lungo gli anni? Loi: Sì, come avviene in tutti. Io credo che all'inizio si è pieni di entusiasmo e trovi, come dire?, la verità nelle ideologie. Ti pare che la verità risieda negli altri e non dentro te stesso. E tipico dell'adolescenza questo. Si vuole essere come gli altri, perché si pensa che gli altri posseggano la verità. Poi le passioni portano a vivere certe vicende e certe idee o certi momenti del capire, del conoscere la vita come se fossero verità. In realtà, poco alla volta capisci che la verità è un'altra cosa, è uno stimolo, una piattaforma della libertà, ma non è assolutamente un punto di arrivo. Cozzoli: Non per interromperti intervengo, ma per preoccupazione che mi porta a considerare questo: fino ad oggi gli "esperti", gli "specialisti" della verità sono stati i filosofi e i teologi, non i poeti. Ecco la domanda: il rapporto di un poeta con la verità, all'interno del viaggio con la poesia, ha dei vantaggi rispetto al modo più razionale, sistematico o dogmatico di trattare la verità? Quale può essere il vantaggio o il limite di un poeta rispetto a filosofi e teologi? Loi: Ecco, secondo me è proprio questo. Il poeta si pone di fronte all'Ignoto con la modestia che c'è anche in quelli che sembrerebbero essere i più superbi. |
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