Il mistero degli uomini bianchi

di Alberto Marinetti
parte seconda

Si percepisce dalle prime battute: i monaci non sono degli esotici pesciolini che nuotano fuori dal mondo. Figli di Adamo come tutti noi. Domenico, per esempio. Mi accompagna al cimiterino, narrando di sé: "85 anni. Vedi come sono tutto imbiancato? 49 di carriera: cuoco. Da giovane mi piaceva il teatro. So fare la voce da donna e da bambino. Vuoi un saggio?".Con vocina stridula declama: Mamma, ti voglio tanto bene, tesoro mio, mammina mia. Si guarda in giro: Se mi sentono, mi danno del matto. A complimentarlo ci siamo soltanto io e le querce. Una volta mi hanno imposto per obbedienza di recitare in refettorio davanti a cento invitati. Mi sono elettrizzato. Il priore mi dice: "Fra Domenico, sei grande!". Ed io: "No, sono solo alto".

Simone mi fa da Cicerone: La sala del Capitolo prende la luce dell'alba, l'ora della resurrezione, per illuminare le decisioni della comunità, una volta al mese. Si inizia con un capitolo della Bibbia, perché la vera luce, per noi, è la Parola. Nell' anticamera dello Scriptorium c'é la tipografia degli amanuensi, che risale al Mille. Qui conciavano le pelli per farne fogli. Poi la sala dove si copiavano i libri sacri. La luce è captata dalle finestre in modo tale da fare da calendario: secondo dove cade il raggio di sole si sa in che stagione dell'anno si è. La cripta (XI secolo) è scavata nella roccia: sembra di entrare nel ventre accogliente della terramadre. Lì provi l'intimità del cenacolo. Per me è il cuore del monastero, dove si sente la presenza di tutti i monaci passati nel tempo: una buona compagnia. Che acustica perfetta! Per pregare basta bisbigliare all'orecchio del Padre".


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