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La baldoria è finita, la Chiesa continua |
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A questi segnali forti si aggiunge adesso la vigorosa nota di un vescovo spagnolo, Julian Herranz, che non teme l'opinione delle cosche sapienti, che elaborano i cascami del pensiero dialettico: la norma contiene la contronorma, la trasgressione è l'altra faccia della virtù, il peccato è impossibile, il lettino dello psicoanalista sostituisce vantaggiosamente il confessionale. Il testo di Herranz, pubblicato nell'Osservatore romano, sconfessa apertamente le intollerabili violazioni del diritto canonico, gli abusi sacrileghi dei quali sono responsabili i sacerdoti lassisti e i fedeli suggestionati da convulse letture freudiane. Riprovevoli, sono, ad esempio, "l'abitudine a comunicarsi senza essersi confessati, l'abuso rattristante che permette l'ammissione alla Comunione eucaristica di cristiani non cattolici, oppure il fatto che, nonostante la chiarezza della norma canonica, un falso concetto della misericordia e della carità pastorale induce alcuni sacerdoti a dare la comunione a fedeli che persistono ostinatamente in peccato".
Senza dubbio la Chiesa, semper reformanda, non può adagiarsi sulle piume del trionfalismo. Alla rinnovata saldezza della dottrina devono seguire comportamenti adeguati. Il richiamo all'obbligo della confessione, impegna i sacerdoti a stare nei confessionali, piuttosto che disperdersi in quelle attività ricreative, che competono ai laici e li impegna ad evitare che il confessionale si trasformi (come talvolta accade) in salotto delle confidenze di varia umanità. Si affaccia il problema della disciplina ecclesiastica e, insieme con esso, quello ancor più spinoso delle vocazioni, (che sono notoriamente proporzionate alla severità della disciplina e all'austerità della vita). |
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