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Concludo queste piuttosto frammentarie e disordinate riflessioni, con un accenno alla nostra città, per tanti versi simile a tante altre città non solo siciliane.
Anche a Palermo negli anni scorsi il discorso su Dio è risuonato in modo piuttosto forte e chiaro. La sua eco è ancora nellaria, anche se in modo sempre più debole e confuso. Mi riferisco al discorso fatto da Giuseppe Puglisi soppresso in modo esemplare alla maniera di Gesù. Chissà perché i discorsi significativi (incisivi) su Dio finiscono stroncati dalla violenza e poi neutralizzati dalla martirologia. Giuseppe Puglisi parlava di Dio in modo semplice e fermo. La fermezza del suo discorso escludeva ambiguità e compromessi. Lo capirono immediatamente i giovani e i poveri del quartiere. E lo compresero in particolare coloro che decisero la sua morte. Lo racconta il suo killer in una intervista: "Per quanto sentivo dire in Cosa Nostra, la Chiesa era quella che quando cera un latitante era disponibile. Non perché era collusa, magari per una sorta di aiuto spirituale. E questo con padre Puglisi era venuto a mancare". Ecco due Chiese. Dalle parole del killer sembrano venire fuori come due Chiese che fanno due diversi discorsi su Dio. Una è visibile, ricca di mezzi, di consensi, di successi; distribuisce miracoli e benedizioni; strapazza messe e sacramenti dietro lalibi o l'equivoco delle pecore da salvare. Laltra è quasi invisibile, dimessa, timida, spesso insicura. Questaltra Chiesa altro discorso non sa fare, in pratica, che quello della montagna: beati coloro che hanno fame e sete di giustizia; beati i puri di cuore; beati i giovani che sognano la libertà e vogliono vivere in un mondo non violento... il vostro sogno è lo stesso di Dio. Sembrano due Chiese piuttosto parallele, divise proprio su Dio. Servirà il sacrificio di Puglisi a riunirle e renderle più credibili? In realtà, su Dio non si può fare un discorso qualunque, indifferenziato. Parlare di Dio a Gesù costò la vita. Anche a Puglisi, a Romero, ai gesuiti di San Salvador massacrati dagli squadroni della morte e a tanti altri è costato... Quando non costa nulla è segno, direbbe Agostino, che non est Deus, non è Dio di cui si parla, ma di qualche idolo. Qual è il destino di Dio nel mondo, nelle nostre città? A voler considerare il paradigma Gesù, si può dire non che Dio sia fuori, lontano dal mondo, ma che vi sia da straniero. Abita non al centro (nel palazzo) ma in periferia, ai margini, fuori, alluscita, silenziosamente, da perdente, da sconfitto, direbbe Sergio Quinzio, in compagnia dei poveri e dei peccatori, direbbe Ruggieri. Col torto tutto dalla sua parte. Perché Dio ha sempre torto. Non si difende mai. Sta in silenzio. È debole. Etty Jllesum, ebrea olandese, comprese bene la suprema debolezza di Dio, e nei suoi confronti ebbe pensieri e sentimenti di protezione: Etty Jllesum, ossia la donna che volle salvare Dio dal peso delle accuse che gli rivolgeva lumanità. Scrisse Simone Weil che non siamo noi che cerchiamo Dio, ma è piuttosto Dio che cerca noi. Dio non finisce di sorprendere. La più grande sorpresa lavremo quando, finalmente persuasi del suo amore, ci troveremo davanti a Lui faccia a faccia. Nel frattempo, da parte nostra, non sarà davvero tempo perso se lo cerchiamo anche noi. Possibilmente con un po dattenzione e di passione. |
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