I Mormoni
foto Calloni: La comunità mormone di Milano dopo la preghiera domenicale.
nella foto: il ritratto di Joseph F. Smith

FIGLI DI UN DIO AMERICANO

di Jenny Vestri Boncori

Sono membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Credono che Gesù, dopo la Resurrezione, abbia evangelizzato l'America. Insieme alla Bibbia venerano il libro di Mormon. Sono più di otto milioni e la loro teologia continua a battere strade che ad un cattolico non possono apparire lontane e sorprendenti.
La prima impressione è quella di entrare in un ufficio come tanti altri: impiegati curvi sui computer, ronzio delle stampanti che fa da sottofondo, telefoni che squillano incessantemente. Ma poi ci si rende conto che nell’aria manca quell’insopportabile tensione competitiva, da “coltello in mezzo ai denti”, che rende la vita acida a tanti lavoratori.
Gli sguardi sembrano sereni, pare che sul loro volto scorrano giornate di lavoro intenso ma vissute in armonia.
Mi trovo nel mondo puritano dei Mormoni, per l’esattezza nella Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, a Milano. L’addetto alle pubbliche relazioni, Giuseppe Pasta, mi riceve: "La nostra Chiesa non è nata dalla Riforma, non è frutto di una scissione, ma voluta direttamente da Dio".
Pasta è un uomo di mezza età, ha un modo di fare calmo e pacato, parla con tranquillità dell’esperienza religiosa all’interno della comunità: "Le caratteristiche della Chiesa mormone sono quelle della Chiesa primitiva fondata da Cristo al tempo degli Apostoli, è una Chiesa giovane, nata negli “ultimi giorni”, quelli, cioè, in cui viviamo".
Il linguaggio di Pasta è semplice, pulito, caratteristica propria dei Mormoni: come del resto è piacevole scorrere il loro Libro di Mormon, dove le verità sembrano lì, alla portata di tutti, senza che sia richiesta alcuna abilità interpretativa.
La limpidezza del linguaggio rispecchia forse un’esigenza storica?

Pasta spiega la realtà etico-religiosa dalla quale sono nati i Mormoni: "Il nostro movimento è cominciato in America nel 1820 in un periodo di grande confusione religiosa. Joseph Smith, il fondatore, ansioso di venire a capo di una verità, ebbe in visione due angeli, i quali gli rivelarono che non c’era più alcuna Chiesa che fosse riconosciuta dal Padre Eterno.
In un’altra apparizione venne a sapere che, da qualche parte, sotto terra, erano nascoste delle antiche tavole scritte da Mormon, re dei Nefiti. Smith cercò e trovò le tavole, le tradusse dall’egiziano sotto ispirazione divina e diede vita al Libro di Mormon.
La storia di questa Chiesa ha, a tratti, le sembianze della grande epopea americana; la via dello Spirito Santo percorsa da Smith si confonde con la via dello spirito americano; il Libro di Mormon sembra dare una legittimazione poetica al senso messianico che sovrasta tutta la storia degli Usa la cui gente,fin dai tempi dei Padri Puritani, è stata sempre convinta di appartenere al popolo eletto da Dio e che il Paese sia una sorta di nuovo Israele.
Smith era un giovane presbiteriano, dotato di spirito profetico, ancora un adolescente quando due angeli gli affidarono il compito di fondare “la Chiesa cristiana primitiva”.
L’impresa si rivelò tutt’altro che facile, anche perché gli ci vollero sette anni per rintracciare i misteriosi documenti in cui è narrata la"storia del popolo di Dio in America” e altri due prima di cominciare a rivelarne il contenuto agli uomini.
È la vicenda di alcune tribù ebraiche emigrate in tempi antichissimi in America dove, divise in due gruppi chiamati Lamaniti e Nefiti, popolarono il continente che fu visitato anche da Gesù tra la Resurrezione e l’Ascensione.
Ma le tribù non vivevano in pace, tanto che i Lamaniti (progenitori dei pellirossa) sterminarono i Nefiti: il loro ultimo re, Mormon, prima di morire, fece in tempo a scrivere tutte queste vicende su placche d’oro e a nasconderle.

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