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Miciogatto era avvilito e demoralizzato. I suoi padroni avevano comprato un cane, ma non un cagnolino grazioso e innocuo bensì un grosso e feroce mastino. Era finita così la tranquilla vita di Miciogatto perché quel cane, che odiava particolarmente i gatti, lo tormentava in continuità. Appena tentava di muoversi gli si slanciava contro con la manifesta intenzione di fargli del male. Così al povero gattino non restava altro che piangere.
I suoi continui lamenti giunsero alle orecchie della volpe che quatta quatta si avvicinò a Miciogatto e, ascoltate le sue ragioni, decise di aiutarlo. Calò il sole, venne la sera, scese la notte. Una notte illuminata dalla luna alta nel cielo.
Tutti dormivano, anche il feroce mastino che russava nella sua comoda cuccia ma a un tratto fu svegliato da uno strano urlo e vide avanzare verso di sé un bianco fantasma che con voce stridula gli disse: Oh, iniquo animale. Ti ordino di non tormentare più Miciogatto che non ti ha fatto nulla di male. Se mi disubbidirai, io verrò a turbarti il sonno, a terrorizzarti, non avrai più pace. Chiaro?.
Il grosso cane tremante, con il pelo irto dalla paura, rispose con un fil di voce: Sì, sì, ti ubbidirò.
Al suono di queste parole il fantasma si dileguò.
Se il feroce mastino fosse stato coraggioso come quando tormentava il povero gattino, si sarebbe chiesto come mai dallorlo della bianca veste del fantasma spuntava una coda pelosa!
La mattina successiva a quella strana notte, Miciogatto udì la padrona di casa dire al marito: Non so proprio spiegarmi come dal bucato, che avevo steso, manchi una tua camicia bianca!.
Ma lo sapevano benissimo Miciogatto e Monna Volpe che se la ridevano allegramente.
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